13 gennaio 2015

Il paninaro di fiducia - La Fame



Vivo da solo...da un po' - anche se la solitudine sinceramente cerco di scansarla come i gatti neri. In effetti, non ho mai vissuto solo solo...ho sempre condiviso la casa con altri inquilini - ma ci siamo capiti, no?
Dividere gli spazi con persone che non hanno il tuo stesso sangue nelle vene ti forza a dover essere sempre un pelino meno cagacazzo di quanto tu non sia per naturale inclinazione. E questo - con le dovute eccezioni - è un bene, almeno per me.
Non avere né il modo né il tempo di poter assecondare la malinconia di un pomeriggio piovoso produce il doppio effetto di poter essere una persona costruttiva e inserita in una rete di rapporti interumani non basati sulla mera sopportazione reciproca...al tempo stesso il costante tentativo di smussare i propri angoli per adeguarli a quelli di chi gironzola per casa tua, rischia di farti dimenticare cosa ti piace davvero.

Perché vi dico questo? Probabilmente perché oggi a pranzo ho mangiato solo un pacchetto di cracker alla macchinetta di Cisanello, dopo aver passato una giornata gomito gomito con una strutturata che non conosce il concetto di pausa pranzo. Se questo non bastasse, nonostante abbia cambiato casa e città, divido ancora la casa con vegetariani. Ormai le verdure mi perseguitano. E pensare che c'era un tempo in cui il pasto era fondato sulle sacre istituzioni di salsiccia, nduja e pancetta. Vi giuro che mi sogno ancora la mitica carbonara di Ciccio, rigorosamente cucinata alle 11 di sera, dopo la chiusura di ogni supermercato e con quelle 7 o 8 Morettone da 66 cl ad innaffiare le conversazioni.
Quello che mi manca di tutta quella dieta grassa e unta però, forse sono le risate sguaiate e le offese nei vari dialetti di casa. Gli scherzi a tavola al cospetto di zucchine e melanzane hanno invece un sapore eccessivamente fresco e salutare, che sa più di dieta ipocalorica che di franco divertimento - e non perché i miei coinquilini non siano super simpatici. Dev'essere un effetto secondario del broccolo: anche le risate sono sciape.

Chiariamo un punto cruciale: i miei gusti sono quantomai elastici, ma questo non significa che mangi tutto. Qualche post fa credo di aver già esposto più che chiaramente come la penso sul fast e/o junk food. A dirla tutta neanche il kebab mi fa impazzire...tuttavia, come dicevo, vivere da solo costringe ad adeguarsi al mondo. Specie quando trovi che mangiare e cucinare da soli sia la quintessenza della tristezza. Lo confesso, soffro di depressione da frigo vuoto.



Perché poi fare la spesa quando puoi mangiare fuori?
Di conseguenza, oggi, parliamo di paninari.
Parto col dirvi che negli anni ho messo a punto un metodo tutto personale e mafiogeno per ingraziarmi baristi e ristoratori. 

  • Anzitutto, la prima volta che arrivi in un locale ti presenti al disgraziato/a dietro il banco con una richiesta qualunque, seguita da un bel "fammelo bono mi raccomando che sto cercando un posto di fiducia per prendere un cocktail/panino/stinco maiale sui fagioli borlotti". Ci sono molte scuole di pensiero, però. Mio fratello per esempio ha un approccio più spicciolo...roba del tipo "mi hanno detto che qui si mangia meglio e costa meno che nell'altro posto". Dipende molto dalle vostre attitudini.
  • A questo deve - e dico deve - seguire la presentazione personale. Nella fase attuale della mia vita, questa parte è facilissima e di effetto sicuro, perché al "Ciao mi chiamo Biagio" segue il "e sono nuovo in città" che fa leva sulla naturale disposizione socievole dell'oste, il quale in genere ti fa una personale panoramica della città, dei quartieri, della vita diurna o notturna che sia. Consiglio personale: non vi sbottonate troppo. Un briciolo di mistero deve sempre rimanere ad alimentare la conversazione.
  • Mai dimenticare il nome di un/una barista
  • La prossima volta che vai nel locale, portati dietro altre persone. Meglio se non ci sono mai state, così puoi fare lo splendido salutando al volo il gestore chiamandolo per nome o con una bella strizzata d'occhio. "Bada quanta gente t'ho portato!". Se avevi fatto colpo, lo vedi subito. Barman e cameriere sono abituate al baccaglio da parte della clientela...ma se si ricordano il tuo nome, è fatta.
  • Passa sempre a salutare quando passi di lì vicino. Tanto più per le feste. La vita dietro al banco, può essere noiosissima specie fuori dall'orario di punta, e vedere qualcuno sorridente che viene a vedere come stai, senza volere null'altro, fa sempre piacere. A me lo farebbe di sicuro.
  • Se siete dei nostalgici dei film noir di una volta - o semplicemente avete poca fantasia culinaria/alcolica - potreste chiedere sempre lo stesso cocktail o lo stesso piatto. "Ale, fammi il solito" ed ecco che arriva un Negroski in tutta la sua splendida aurea arancione. A me il solito suona tanto figo.
  • E poi la regola più importante di tutte: non fare il simpatico o il premuroso o l'interessato per avere lo sconto. La cosa importante è mangiare o bere bene, e come dicevo prima, il sapore delle cose dipende tanto da chi c'è intorno. Broccoli a parte.
Chiaramente questo è il mio metodo, il che significa che non ha una pretesa di universalità. Dovete lavorare sui vostri punti di forza. I miei indubbiamente sono un naso facilmente riconoscibile e una scarsa timidezza. Anche l'importante routine alcolica probabilmente aiuta a fare breccia.
Riletto in maniera impersonale, il mio decalogo potrà sembrare la Bibbia della persona sola in cerca di compagnia. La cosa mi dovrebbe lasciare un po' perplesso, in effetti. 

Comunque sia, così facendo ho già un caffè di riferimento per...il caffè, appunto. Si chiama la Sapienza, ed è proprio sotto casa mia. Un posto abbastanza anomalo, in cui le due bariste si mangiano le paste più bone e ti prendono rigorosamente per il culo per 5 minuti prima di prepararti il caffè e raccontarti gli affari loro come se fossi di famiglia. Vi assicuro che una colazione può durare un'ora partecipando al teatrino che si genera spontaneamente tra personale e avventori.
C'è poi il mio posto preferito per bere, il Bar Ibaldi. Un buchino allegro in Piazza Garibaldi, tappezzato di post-it e gestito dal mitico duo Ale/Tommy che tra un'offesa e una Madonna ti fanno sentire quella sgarbata ospitalità che puoi trovare solo nella Toscana più vera. Sinceramente è stato molto bello avere due persone con cui prendersi per il culo sul serio fin dalla prima settimana a Pisa.

Tutti i miei locali della nuova città non ve li racconto però...anche perché devo ancora finire di lavorarmi altri gestori (e perché sennò non fa lo stesso effetto quando vi ci porto).
In compenso però vi narro del mitico Sanjeev, il gestore del miglior negozio di alimentari di Firenze. Un amico, di quelli che vai a trovare all'ospedale se si rompe una gamba. Dopo il lavoro (più o meno alle 2 di notte) venne anche a casa a prepararci i piatti della tradizione napoletana che ha imparato quando faceva il cuoco da ragazzo. Fu lui a regalarci Manuela, la mascotte di Via Verdi 13.
Poi vi cito Paolo del Club del Gusto, Ali Moon del Gustami Kebab, Marco e consorte di Pane e Toscana, del Biondo dell'Enoteca dei Macci e via dicendo...ma ora mi fermi perché quest'elenco comincia ad assomigliare a un discorso di ringraziamenti - e io non ho vinto nessun premio o titolo. Forse giusto quello di bischero.

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