14 settembre 2015

Cazzi miei sui canzone una scritto ho



Sono in debito col mondo
per tutte le file che ho saltato,
per il pollo comprato a sconto
e scaduto in frigo ancora incartato,
per la faccia di culo con cui ho chiesto
me la dà una sigaretta per favore?
dopo il caffé, dopo la lezione,
dopo il treno o dopo una bevuta,
a passanti, conoscenti e altre persone,
che se dovessi restituirne la metà
dovrei darmi alla prostituzione;
per la montagna di calzini spaiati
che cresce ad ogni lavaggio
e regolarmente ricomprati,
per i decenni di cazzeggio
e per i buoni propositi rimasti tali;
per la classe di noi italiani
che ci professiamo uguali
a tutti gli altri: albanesi,
greci, marocchini, egiziani,
libici, zingari, negri e cinesi,
però aiutiamoli a casa loro
che qui ci sono già troppi animali.

Sono in debito cogli amici,
per tutte le volte che ero via,
per le serate ubriachi fradici
a brindare alla vita e alla fia,
per i compleanni che non c'ero
e le lauree che mi sono perso,
per le cazzate dette a cuor leggero
volendo aver ragione lo stesso;
perché questo fine settimana lavoro
e per quello prima che ero stanco,
perché anche se parlo sempre io
loro continuano a telefonare
e sopportano l'incessante parlottio
invece di mandarmi a cacare;
per quelli che vorrei qui ancora,
ché una foto o un mi piace non bastano
a rendere merito a chi eravamo allora,
né nella memoria mi risvegliano
il piacere di averli intorno
e di fare i coglioni tutto il giorno.

Sono in debito coi miei
per i viaggi, i ristoranti, i musei,
per i ventisette anni di intimità
sacrificata per la mia felicità,
che poi tanto felice non è stata
anche se sono loro ad averla pagata,
per i ventisette anni di vita insieme
che potevano passare ad amarsi
anziché subire le bizze del loro seme,
che io al posto loro, a pensarci,
col cazzo che lo vorrei un figlio
che senza alzare un sopracciglio
come unico ringraziamento
presenta l'affitto dell'appartamento.

Sono in debito colle donne
per le notti passate insonne
a scoprire perché il buio è dolce
se sei avvolto in un vortice
di lenzuola, pelle e sudore;
per le poche volte che ero innamorato
e per tutti gli attimi di amore
che in questi anni ho rubato,
per quando il letto era già tiepido
ed era facile riposarsi,
per le volte che sono stato avido
ed era comodo dileguarsi,
per tutte le storielle passate
- gonfiate ad ogni racconto -
e per le avventure incoffessate
in cui sono stato uno stronzo,
per quei messaggi improvvisi
che come un deficiente
ti strappano gli stessi sorrisi
di quando eri un tredicenne,
per le mie ragazze - quelle mie davvero -
anche se per poco tempo,
che hanno cambiato chi ero.

Infine sono in debito col tempo
per averne preso tanto per me solo
come questo che spreco scrivendo,
e averne dato agli altri troppo poco:
il mio egocentrismo sta peggiorando.
Sarà il segno che sto invecchiando
e sarà l'influenza di una certa musica
fatta di liste infinite più o meno in rima,
che svelano un desiderio di cambiamento
e uno spirito di osservazione sostanzialmente
inutili quando fine a sé stessi - come adesso.
Si tratta di una lunga tradizione musicale
che va fatta risalire ai testi di Rino Gaetano
ed arriva fino a quei coglioni de lo Stato Sociale.