12 settembre 2012

Fuori le palle


Trovare buoni motivi per decidere di continuare è difficile anche per i più incrollabili ottimisti - e io razionalmente mi sono scoperto appartenere al partito d'opposizione - per quanto provi sempre più spesso attimi di viscerale gioia.

Costruirsi un futuro, sognare la felicità, stare bene nel farlo. La stessa cantilena di sempre, la soundtrack di un'esistenza intera: ultimo anno di medicina, pochi esami alla fine, una ragazza di cui sono chiassosamente innamorato e un nuovo appartamento a Firenze. Fino a qui sono sempre un figo, no?
Eppure prendere sonno la notte è difficile,la schiena si tende fino a dolere, il cuore bussa sul materasso come se davvero qualcuno potesse andargli ad aprire...non sto bene, non secondo i canoni di un Francesco di 23 anni o meno. "Cadiamo per imparare a rimetterci in piedi", siamo passati dagli aforismi di Nieztsche alle citazioni di Batman nel cercare un ispirazione in mezzo alle ore.
Ho riniziato a studiare, pensare, riscrivermi e rivedermi. E' sempre più difficile mano a mano che gli anni passano, ma quando le cose non vanno si deve cambiare. La nuova lezione è quella di imparare a perdere...ci sono cose contro le quali non c'è cervello e dedizione che tenga. Detto da uno studente di medicina suona quantomeno scoraggiante se non paradossale - in effetti non giova alla mia reputazione - ma non ho ancora imparato a vivere con la malattia. Evitiamo gli allarmismi, non sono io che sto male, se non di riflesso e di rabbia. E' la mia adolescenza che sta male, sono i miei giochi da bambino che soffrono, le stanze della grande casa del Bottegone che piangono nel silenzio della loro solitudine. E' un mondo di sogni e giochi che si rompe, lontano da occhi indiscreti e malelingue, ma soprattutto lontano sempre più da chi quel mondo lo ha vissuto nella convinzione del suo inesauribile amore. E' una bomba esplosa laddove stavano le riserve energetiche, anche se non lo avrei mai sospettato prima. E' la mia famiglia che sta male.

Le reazioni del Biagio, forte delle sue avventure, le donne, la media universitaria del 29, l'Erasmus, la macchina, la moto, la sfilza di amici, persone con cui uscire e la presunzione di sapere tutto o quasi...sono state, nell'ordine: 1 pretendere di andare via di casa 2 volere imporre la propria opinione alla propria famiglia stremata 3 chiudersi in se stesso senza parlare con nessuno 4 piangere - tanto, troppo, a tavola, al McDonald, alla tv, da solo, piangersi addosso 5 provare a rivedere le proprie posizioni, una su tutte l'idea di se stesso.

Motivi per continuare non ne trovo molti, in effetti, e per lo più sono frutto di ragionamenti vecchi, di Franceschi che più o meno non esistono più. La natura insegna che la forza - o l'intelligenza che dir si voglia - sta nella capacità di adattamento. Sto provando ad essere intelligente, a liberarmi di sogni del passato per imparare a farne di nuovi, sto provando a capire cosa rimane e cosa deve essere lasciato, a capire per cosa vale la pena stare male, se si può imparare a convivere con l'ansia e la paura.

Sto bene, o quantomeno sto cominciando a farlo e non ne sono mai stato sicuro quanto oggi.