4 ottobre 2012

Il primo giorno di Università arrivai tardi.



L’aula stracolma del Cubo, rigurgitava studenti da tutte le file, non un solo posto libero neppure tra le vecchie seggiole mezze rotte che chiudevano le due colonne di banchi. Il Chiarissimo Professore ammaestrava la folla in un’atmosfera di religioso rispetto per la cattedra e per l’inenarrabile valore che sicuramente lo stesso doveva possedere per trovarsi proprio lì in quel momento. Vertice di una meccanismo prestigioso cui solo i migliori ingranaggi venivano ammessi a ruotare. Medicina, l’Università. Mi sentivo imbarazzato per il mio ritardo, imbarazzato ed eccitato per quel momento di radicale novità. Ricordo che finito il discorso, mi sentivo già tagliato fuori dal gruppo, come se quei  10 minuti di ritardo fossero già un gap incolmabile di saluti e conoscenze…Non mi persi molto di animo, comunque.
In 5 anni non è rimasto pressoché niente di quel giorno eppure così straordinario. L’intelligenza dei professori è stata per lo più oscurata dalla loro indicibile bastardaggine agli esami o le loro bizzarrie, mentre la macchina universitaria non smette tuttora di stupire per la sua stupidità o ingiustizia. Le facce cambiano, ma non è l’età a trasformarle, semmai le mode del momento o ancor più i giorni fatti di esagerazioni e quotidianità. Ognuno ha trovato la sua bussola in quella selva di discorsi e leggende, di esami falliti o di festeggiamenti  gioiosi. Le facce allora tanto nuove adesso hanno quasi tutte un nome, e se ancora non ce l’hanno chiunque può suggerirtene uno – nonché raccontarti con chi è uscita, o che reparto sta frequentando. I dubbi su quale libro sia migliore per superare istologia, sono lentamente diventati quelli spinosi di a chi chiedere una tesi. Abbiamo girato ogni singola aula di una struttura vecchia oltre 70 anni, inciso i nostri nomi nel legno già graffiato di banchi logori, sbatacchiati qua e là in auditorium pieni di busti di celebri nessuno il cui nome abbiamo visto ogni tanto scritto accanto a quello di malattie o pezzetti del nostro corpo.
Che rimarrà di noi? Che rimarrà del mio passaggio qui?
Ho una valanga di aneddoti che cresce mano a mano che gli esami vengono spuntati. E come me, altri cento si portano a giro un patrimonio di ricordi allegri assieme ad esperienze tremende. Alle matricole, tutte queste informazioni potrebbero rendere le cose molto, molto più semplici.
Infine, ci sono le amicizie. Non so tradurre in parole quel che si prova dopo aver condiviso ore di studio chiusi in biblioteche e notti in strada a scoprire la vita notturna di Firenze e d’Europa…ma in fin dei conti è grazie alle lezioni di anatomia o di qualsiasi altra materia, che ho conosciuto le persone che hanno arricchito i miei ultimi anni. Non lo so spiegare, ma è bellissimo; e in tutta sincerità avrei voluto avere molte più occasioni di farlo.

È anche per questo che dobbiamo creare il WEI.