30 agosto 2013

L'amour - pt. 3

(continua da qui)
La festa cominciò nel migliore dei modi: due appassionanti sfide a chi beve alla goccia rispettivamente una lattina di birra e un vodka lemon dal sapore metallico. Fu quando la testa cominciò a girargli appena, nel caos della musica rock a tutto volume, che dalla selva di ragazzi in maschera gli si fece incontro una sorridente e formosa Zorro, dal cui cappello nero sprizzavano qua e là inconfondibili ciuffi color fuoco.
Lo sguardo dei due ragazzi s'incrociò per due secondi quando l'avorio dei rispettivi sorrisi illuminò l'intero corridoio affollato. "Come stai Luke?" "Una favola Zorro". Con un balzo degno dell'originale eroe mascherato, Elena saltò al collo del malcapitato baciandolo sulla bocca ancora persa nel sorriso. Luca, inizialmente stupito e forse un po' scioccato, non poté - né volle - far niente per resistere a tale dimostrazione di audacia. Gli occhi socchiusi che spiavano attraverso la mascherina nera, la bocca persa nell'abbraccio umido e caldo assieme alla testa rapita dal micidiale cocktail di alcol, adrenalina ed eccitazione, lo proiettarono per un momento in quello che certamente doveva essere il paradiso. Il desiderio che cresceva con l'alcolemia e con i baci scambiati ora su una panchina e ora nascosti dietro una colonna, fece sperimentare a Luca sensazioni di gioiosa follia che ancora gli erano sconosciute. La sua buona stella aveva deciso che quella notte i genitori di Elena fossero fuori città, e guidò i passi disordinati e interrotti da continui baci dei due ragazzi per le vie del centro, fino a casa di lei.
In preda a sentimenti contrastanti Luca varcò il portone d'ingresso più per spavalderia e paura di passare da finocchio, che per reale convinzione: Il brivido novello della lingua morbida si scontrava con un sentimento che ancora lo legava stretto a tutta la sua vita precedente; queste sensazioni, mischiate alla paura istintiva e la bramosia di ogni vergine verso il mistero del sesso e delle ragazze navigate, lo sconvolgevano al punto di farlo quasi tremare in silenzio. Elena, che oltre che simpatica era dotata di un'intelligenza naturale, lo baciò dolcemente sulle labbra e con un sorriso lo scosse dal suo innocente terrore. Tirandolo per un polso, lo guidò nella sua camera, dove il dito sicuro di lei alzò l'interruttore invisibile al lato della porta: nella luce riflessa dello specchio scoprirono come i baffi di matita nera di Zorro, fossero adesso variamente impressi sulla bocca e sul collo di entrambi. Mai risata fu più liberatoria. Neppure le mani goffe ed inesperte nello sciogliere il reggiseno bastarono a cancellare il sorriso dalla faccia di Luca. Lì su quel grande letto morbido, al cospetto degli Arcade Fire e di Mia Wallace che li spiavano dalle pareti, si sentiva completamente a suo agio. La pelle olivastra profumava di frutta ed era così dolce da baciare. Le mani di Elena mentre gli sbottonavano i pantaloni e sfilavano la t-shirt, si muovevano lente e sensuali sul suo petto in cui sentiva crescere una fiamma così grande da temere di morire ustionato sotto le labbra di lei...
Fu così che Luca scoprì un altro amore, tanto diverso da quel sentimento che gli aveva schiacciato il petto e soffocato le parole in gola per anni. Una passione incendiaria e divertente, un salto di mille metri da un aereo senza paracadute, una pioggia fredda e pulita in una giornata afosa di Agosto senza ombrello. Non c'era tenera paura, non riverenziale silenzio, non meticoloso studio del volto o dei gesti...c'era solo la voglia traboccante di gioia, di stringere tra le mani quel corpo morbido per poi esplodere in un sorriso senza veli.

I due ragazzi cominciarono a frequentarsi ancor più assiduamente. Luca conosceva a memoria ogni anfratto nascosto dagli argini ombrosi che attraversano i campi, ogni radura semideserta arrampicata su per le colline coperte di vitigni, ogni squarcio di bosco da cui ammirare la città distesa a valle...e non mancò certo di mostrarli e viverli con la nuova compagna. Un orario di lavoro soffocante - e quanto mai opportuno - costringeva i parenti di Elena fuori di casa ogni pomeriggio, e Luca in breve tempo divenne grande amico dei poster e dei cd di quella camera fatata; era affascinato dalle pile di libri e dvd che abitavano ogni mensola. Amava quella casa silenziosa riempita solo dai loro bisbigli e sospiri.
Elena con impaziente premura insegnò al giovane compagno come si gioca al più vecchio e divertente dei giochi. Dalla sera in cui lo aveva conosciuto, scherzando con i soliti birboni del centro seduta in piazza su una panchina, aveva sognato di portarlo nel suo mondo e svelargli i suoi angoli più segreti. "Noto che ormai fanno entrare anche cani e porci all'Uni. Ai miei tempi almeno c'era un certo ritegno...Ah, io comunque sono Elena, piacere!" Con gli occhi semichiusi da uno splendente arco a trentadue denti aveva stretto per la prima volta la mano di Luca, tenendo nell'altra una birra bionda quasi vuota. Da due mesi ormai si chiedeva - senza particolare sforzo o cruccio - cosa le piacesse in quel pischello fresco di liceo, ed era giunta alla conclusione che vi fosse qualcosa di irresistibile in quel suo goffo modo di muoversi e nella malizia tagliente con cui  indistintamente affettava gli amici e gli sconosciuti...ma non poteva essere tutto qui. Dagli occhi chiari e allegri traspariva uno spirito benevolo e autentico, che tanto si scontrava con il suo modo di fare sbruffone e che non aveva conosciuto in nessun altro dei suoi ragazzi. Era un amante impetuoso ma generoso, vittima delle insicurezze dell'inesperienza, ma più che mai impegnato nell'apprendimento. Trovava il sesso con Luca a un tempo dolce e violento, e anche se non riusciva sempre a darle quello che desiderava, adorava il peso del suo corpo sul suo seno e l'odore della sua pelle priva di rughe o peli.

Qualche giorno prima del suo compleanno, il telefono di Luca, squillò.

Fine terza parte.

28 agosto 2013

L'amour - pt. 2

(continua da qui)
Il primo semestre si concluse e Luca prendeva sempre più confidenza con la dimensione universitaria, uscendo quasi ogni settimana con persone ancora sconosciute. Fu così che conobbe Elena. Una cascata di riccioli rossi variamente acconciati - e costantemente arruffati - che si specchiavano nel diamantino blu sul lato del naso piccolo e perfettamente tondo. Due occhietti allegri abitavano il centro della fronte alta, e vispissimi illuminavano il mondo con la loro luce color nocciola. La sua presenza era annunciata da una risata sguaiata singolare, e appariva sempre con le labbra sottili increspate in un sorriso che sapeva di primavera anche durante la prima fredda sessione di esami invernali. Aveva 22 anni, due morbide guance forse un filo troppo rotonde, così come i fianchi e il petto, generosi. Rideva nel parlare dei suoi tanti ex, e non perdeva mai occasione per fare apprezzamenti più o meno sessuali su ogni ragazzo, professore o personaggio pubblico che le passasse per la mente - nonostante la maggior parte di questi fossero clamorosamente dei cessi. Si presentò a Luca con una battutaccia e una Moretti da 66 cl in mano, e non ci volle tutta la sera perché i due cominciassero a isolare le loro risate e discussioni da quelle del resto della compagnia. Elena studiava lingue, la cui facoltà si trovava giusto a due passi dalla mensa dove Luca andava quasi tutti giorni con i suoi compagni per pranzo. Gli incontri tra i due in breve tempo divennero quotidiani. Luca non sapeva che pensare di quella pazzerella sempre allegra; se da un lato ne amava la solare compagnia, la musica insolita, e il colorito modo di raccontare feste, viaggi o film per lui del tutto sconosciuti, dall'altra era così diversa dalla sua dolce Beatrice da non poter credere di covare qualcosa di più che semplice e pura simpatia.
Già, Beatrice, la splendida compagna di una vita...le telefonate degli ultimi due mesi erano diventate sempre più difficili. Era in crisi con Andrea: quel cretino aveva mandato dei messaggi alla sua ex, e anche se non era chiarissimo, si diceva sicura che tra i due ci fosse ancora qualcosa. Luca lo aveva sempre saputo che quel rastone schifoso non poteva essere l'uomo giusto per una creatura tanto bella quanto lei, ma anche in quest'occasione decise di non dire niente e cucinare l'ennesima pizza cotto e funghi. Dal canto suo si sentiva un po' in difficoltà nel parlare della sua nuova amicizia femminile, non perché trovasse qualcosa da nascondere del suo rapporto con Elena, ma perché, in effetti, non gli era mai capitato di parlare alla sua amata di un'altra donna che non fosse lei stessa.

Una sera in cui Beatrice era libera dagli impegni di Andrea, Luca decise di portarla con sé e la compagnia universitaria a bere qualcosa in centro. Un'aperitivo e poi a casa, non voleva creare problemi alla sua amica già in crisi con il rastone. La serata si rivelò alquanto bizzarra: Beatrice, recuperata come per magia la freschezza del suo viso lentigginoso, conversò tutta la sera con i nuovi amici, scherzando con ciascuno e dimostrando di ricordare fin nei minimi particolari le telefonate con Luca dell'ultimo anno. I capelli biondi appena mossi e il vestitino verde acqua che le scendeva preciso lungo il fisico snello e morbido, lasciando trasparire la pelle chiara e profumata, la resero ovviamente il centro dell'attenzione di tutta la compagine maschile. Luca, candidamente felice di vedere la sua prediletta così allegra e impegnata, passò invece l'intera serata seduto sui gradini della chiesa a chiacchierare con Elena, dividendo - come era ormai loro abitudine - un paio di bottiglie di birra comprate dai cinesi al lato della piazza. Di tanto in tanto si assicurava con lo sguardo che l'umore di Beatrice non tornasse rovinosamente quello dei giorni precedenti, ma questa appariva tranquilla e divertita anche se ricambiava le sue occhiate con sorprendente premura, quasi stesse controllando che si divertisse a sua volta. L'episodio più singolare della serata avvenne quando il cellulare di Beatrice, squillando l'immancabile "All you need is love" che annunciava la chiamata dell'uomo maturo, fu allegramente spento con un fin troppo sonoro vaffanculo, che Luca attribuì indubbiamente allo spritz consumato dall'amica.

Da quella notte le telefonate mutarono ulteriormente, e in meglio. Luca era contento di sentire la sua protetta così desiderosa di scoprire nuovi dettagli delle sue lezioni, della vita dei suoi amici, delle serate alcoliche etc. ma ancora di più lo era per il non sentire quasi più raccontare le incredibili avventure di quello sfigato di Andrea. Unica nota dolente, Beatrice aveva sviluppato un incomprensibile astio nei confronti di Elena, di cui odiava praticamente tutto e criticava ogni singola divertentissima battuta. Diceva che una ragazza non dovrebbe bere come fa lei, né vestirsi in maniera così colorata o poco elegante e che tanto meno dovrebbe parlare di sesso o fare battute sconce con gli amici come farebbe un maschio. Luca per la prima volta in vita sua sentì che Beatrice forse era un filino piccolina per apprezzare la solare sincerità della sua amica.

E poi come in tutti i più begli anni universitari, arrivò il carnevale e l'immancabile festa nell'enorme plesso di economia. Luca ne aveva solo sentito parlare dai ragazzi all'università, i quali gli avevano riferito voci di seconda mano riguardo a fiumi di alcol a basso costo e schiere di ragazze allegre e mascherate, pronte a baciare chiunque fosse abbastanza ardito e in gamba per abbordarle. Dal canto suo, eccettuato un felice gioco della bottiglia di 2 anni prima, e pochissime altre occasioni liceali, Luca non aveva praticamente mai baciato una ragazza ad una festa. Il motivo era ovvio, ed aveva due occhioni verdi e mezzo metro di capelli d'oro; sinceramente credeva che questa sua mancanza fosse in qualche modo una virtù che impreziosisse il suo amore per Beatrice, o almeno così aveva pensato per tutti gli anni del liceo. In effetti, era un pensiero che non lo sfiorava da mesi ormai, e le molte facce femminili dell'ultimo semestre, inconsciamente avevano cominciato ad abbattere questa sua granitica certezza. Per correttezza, bisogna comunque dire che quando Luca arrivò con i suoi amici al banco del bar - un tavolo imbandito con lattine della peggiore birra spagnola e alcune tinozze ripiene di orrendi cocktail a 2 euro - il pensiero che avrebbe baciato una ragazza quella sera non lo aveva ancora minimamente sfiorato...

Fine seconda parte

25 agosto 2013

L'amour - pt. 1

E' la prima volta che scrivo una storia in più parti, ma il blog non si presta a letture particolarmente prolungate, per cui ho preferito dividerla. Anche il tema è decisamente nuovo per me, spero vi piaccia.

Da che si ricordava Luca non aveva mai conosciuto una creatura tanto bella quanto lei. Nel sorriso accecante e nel taglio degli occhi finemente allungato, era impossibile non cogliere la palese dimostrazione di un volere divino. Di lei contava le lentiggini che si illuminavano quando parlava. Di lei studiava l'ombra morbida che si curvava quando camminava. Di lei misurava il dolce sollevarsi della pelle quando respirava. Non c'era dubbio alcuno, era tutto quello che il suo cuore di 19 anni desiderasse. Eppure, nonostante un destino felice l'avesse posta praticamente a un palmo dalle sue dita anelanti, mai le sue braccia l'avevano afferrata per la vita soffice e stretta alla sua, avvampandola nell'incendio che sentiva bruciare sempre: vicini di casa, cresciuti assieme, migliori amici...solo migliori amici. Nei tanti anni di giochi e discorsi, certo gli abbracci non erano mancati, così come alcuni rari episodi d'intimità e imbarazzo che Luca custodiva gelosamente come tesori, resi ancor più luminosi dalle migliaia di volte in cui li aveva accarezzati prima di addormentarsi. Mai però era riuscito a esprimere in parole o gesti questo suo segreto desiderio, trovandosi ad essere a un tempo sia campione che schiavo di un amore che spesso sentiva troppo pesante da portare. Cristallizzato in un'amicizia - che amicizia poi non era - e conoscendo a memoria come ogni curva di quel volto delicato si arricciasse, ormai  riusciva ad intuire ogni pensiero che sfiorasse la mente di lei prima ancora che quest'ultima immancabilmente glielo confessasse.
Arrivati al liceo però erano state proprio le parole dolci della sua confidente a regalare a Luca i primi assaggi di tristezza e dolore, i movimenti tremendi di gelosia e le notti insonni: il primo bacio con Federico, i pomeriggi con Marco e gli altri, ma soprattutto le notti con Andrea. Luca, dal canto suo, non riusciva a fare altro che ascoltare silenzioso le risate e i dettagliati racconti, per lui così carichi di mistero eppure insopportabili. In questo rapporto divenuto piano piano sempre più a senso unico, le uniche parole che egli osasse proferire erano quasi sempre affermative. Solo i suoi occhi tradivano il movimento turbolento in cui il suo spirito s'agitava da anni ormai. Io non ti lascerò mai da sola. Tu sarai sempre felice. Tu sarai mia.

Beatrice aveva 18 anni ed era sempre stata stata la più bella della classe oggettivamente. Oggettivamente sì, perché non si era mai sentita tale, o comunque non si era mai comportata di conseguenza...che seppur non sono la stessa cosa, il risultato probabilmente non cambia. Cresciuta correndo qua e là per i campi con Luca, manteneva negli occhi verdi screziati la freschezza e la genuinità dei suoi primi 10 anni; con curiosa ingenuità questi ultimi si posavano sulle meraviglie del mondo inseguendo qualsiasi cosa volessero. Va detto che il più delle volte la ottenevano - e facilmente. La curiosità però è una belva ingorda, e il suo prezzo si paga con l'incessante bisogno di nuove avventure. Con gli anni infatti le passioni si erano moltiplicate, così come il numero di sport praticati, di ragazzi o di religioni da cui era rimasta affascinata.
Tutto era cambiato con Andrea: 25 anni finiti, una macchina e un'intera nuova dimensione in cui trovarsi proiettata. Con lui aveva scoperto cosa significa essere donna, non tanto per il sesso - che era stato per lei a un tempo romantico e strano in fin dei conti, e forse anche un pelo noioso - quanto per i problemi e i privilegi che solo un uomo, anche se in fondo ragazzo, creano nella vita di una diciottenne che divide ancora il letto e i pasti con i genitori. Andrea era in grado di farle fare qualsiasi cosa lui desiderasse, era un mistero ancora così grande con i suoi esami di scienze politiche, i racconti di sbronze immense, le battute volgari, la marijuana, i rasta...tutte queste cose le suonavano così affascinanti e tremendamente virili. Poco contava che non fosse bellissimo o ricco, che fosse fuori corso di 3 anni e non la portasse nei ristoranti. Andrea era un uomo vero.
Era così diverso da Luca: il suo dolcissimo amico e confidente era troppo tenero. Non particolarmente alto o aggraziato, Luca passava la maggior parte del tempo a ridere con quei coglioni dei suoi amici del bar, di cui peraltro era indubbiamente il capo con la sua simpatia sfacciata e la sua linguaccia sempre pronta a cogliere e sottolineare i difetti di tutti. A dire il vero, aveva un volto carino con gli occhi grandi e chiari e il mento dritto e ben marcato, seppur privo del benché minimo pelo di barba. Beatrice odiava vederlo assieme a quei deficienti dei suoi amici a fumare e a parlare di fiche o a prendere per il culo i pischelli degli anni inferiori. Lei conosceva quale fosse la vera natura di Luca, e questa era gentile e sensibile, sempre pronta ad aiutare gli altri e soprattutto sempre disposta a volere bene a lei. Quando Marco l'aveva tradita con quella troia di Claudia, Luca era stato un angelo per lei. L'aveva ascoltata, le aveva asciugato le lacrime, le aveva cucinato una tremenda pizza surgelata al prosciutto cotto e poi, guardandola con quei suoi occhi da cucciolo, aveva detto "Tu devi essere sempre felice, sei una persona troppo splendida, il mondo te lo deve". Da allora erano seguiti altri ragazzi ed altre disavventure amorose, tutte finite tra le braccia di Luca, con una pizza o una pasta scadenti e bagnate dalle immancabili lacrime che sempre le segnavano il viso in quelle occasioni. Una volta, mentre Luca la fissava negli occhi arrossati dal pianto, aveva pensato che tutto queste sofferenze le capitavano perché poi almeno sarebbe stata consolata dal suo angelo.
Mai una volta aveva cercato di baciarla, mai una volta aveva provato a prenderle la mano per farla ballare o per portarla in un posto romantico. E pensare che quando erano più piccoli lo aveva sorpreso una volta a spiare dalla serratura del bagno...anche se lei si era presa ancora due minuti prima di reindossare l'accappatoio e quindi fare una scenata, uscendo. C'era stato poi il compleanno dell'anno prima, conclusosi alla sera nella sua camera assieme agli amici e le amiche più strette, che a momenti ridendo e a momenti arrossendo, facevano ruotare a turno una bottiglia di Coca-cola sul tappeto; fu così che per la prima volta lei aveva baciato lo storico vicino di casa...nonché altri due o tre fortunati ragazzi di cui, a dire il vero, non ricordava neppure il volto. Luca comunque era un angelo, sempre pronto ad aiutarla e ad ascoltarla, in silenzio. Sapeva però che non gli piaceva Andrea: nonostante le risposte di Luca continuassero ad essere immancabilmente positive e trovasse ancora il tempo per stare al telefono con lei per ore, sentiva che il suo uomo non era apprezzato. L'amico era solo un ragazzino in fondo, era ovvio che non potesse capire quanto splendido Andrea fosse.

Il liceo di Luca finì e il mondo per lui si fece d'improvviso più largo. Agli immancabili amici del bar, se ne aggiunsero di nuovi conosciuti all'università, gente originale e spassosa, che raccontava storie incredibili nonché scherzi e battute mai sentiti prima. Non ci volle molto tempo prima che la linguaccia di Luca gli valesse un posto di riguardo nella compagnia, e così le uscite in città si moltiplicarono, parallelamente diminuendo quelle in paese.
Con l'arrivo dei corsi universitari anche le telefonate con Beatrice cambiarono di tono: i soliti racconti di Andrea e della sua nuova chitarra elettrica, si avvicendarono con gli aneddoti sui chiarissimi professori e i loro modi di fare cretini, le leggende terroristiche sull'esame di economia politica e soprattutto le particolareggiate narrazioni delle meravigliose notti a bere in centro con i nuovi amici, così diversi e interessanti rispetto a quelli del liceo o del bar. Luca sembrava totalmente rapito da questo mondo che profumava di avventura, e Beatrice si stupì nel rendersi conto per la prima volta di come non conoscesse più il fondo dell'animo dello storico amico. Per quanto si dicesse sinceramente felice per lui e di tutte queste sue nuove esperienze, sentiva di star perdendo in parte quella magia che l'aveva legata a Luca fin da piccola. I suoi occhi erano ancora colmi di dolcezza e generosità, ma le sembrava che sul fondo di essi non ci fosse più solo che questo.

Fine prima parte

21 agosto 2013

Ferragosto

Trovo la vita naturalmente noiosa. Parafrasando Nietzsche, gli intervalli che separano i momenti intensissimi scorrono squallidi e lenti, scandendo il quotidiano avvicendarsi del sole colla luna e le stelle.
Aggrappate a desideri che illuminano le notti di Agosto, formichine operose studiano e lavorano, s'innamorano e curano il giardino o l'orticello. La domenica affollano l'autolavaggio per non sentire il fastidio di un pensiero o liberarsi dalle compagne e dai figli pedanti; mentre alla sera non c'è tavolo o parcheggio che non sia preda di branchi di giovani leoni assetati di chiacchiere e risate.
Con la testa che ancora gira per la velocità di una notte alcolica, il mondo sembra frenare bruscamente nella sua orbita al mio risveglio: è come trovarsi costretti in un eterno giro sulle montagne russe, in cui un solo secondo di vuoto nello stomaco dà senso a due ore di fila sotto al sole.

Sono le 6 o poco più, e la vecchia bicicletta scivola cigolando sulla passeggiata già invasa da maniaci del fitness che corrono risplendendo nella loro doratura sudaticcia. Nella luce del mattino che sorride fresca tra una palma e una panchina di marmo, vagoni di merce inutile vengono ordinatamente disposti sui tavoli davanti a una flotta di furgoncini bianchi. I solchi scavati dal sole e dagli anni ora si spianano in sorrisi di vecchie signore che si scambiano il buongiorno, per poi sprofondanre nello studio corrucciato di parei colorati e confezioni da quattro paia di boxer a 15 euro. Orde di cani trascinano gli assonnati padroni all'inseguimento di tesori odorosi e invisibili mentre il pensiero si perde sulla scia delle ruote della bici e del regolare sferragliare di pedali. Ci sono canzoni che s'insinuano tra i nodi dei capelli e dolci accompagnano il vagare del cervello, una è questa.
Purtroppo non esiste il centro di gravità permanente che con costante forza faccia girare il pianeta in modo allegro e interessante.

Adesso fa troppo caldo, anche i ricordi si fanno appiccicosi qui in spiaggia.
Una chitarra, due bottiglie di birra scadente e la voglia di cantare, eccovi gli ingredienti di un divertimento genuino e senza tempo. Un tuffo rigenerante in piscina alle tre di notte, scherzando sulla dignità di esseri umani e bestie tra un brivido e una risata. La schiacciata unta di gorgonzola e finocchiona che ti strizza l'occhiolino all'ombra di S.Croce, ma che non calma la fame se non quella dello stomaco. Piedi neri si affacciano dalla finestra su Firenze, e dondolando leggeri in mezzo a nuvole azzurre di tabacco raccontano i loro 18 anni di sogni e viaggi. Settecento gradini madidi del sudore di noi due coglioni, persi nella fortunata ricerca di una spiaggia nera, infestata di meduse e piccole spettatrici dei nostri meravigliosi giochi di prestigio. Ritrovare nelle parole di amiche ancora sconosciute pezzetti che giureresti appartenere alla tua vita soltanto. Scoprire la vita di un nonno ancora bambino sulle pagine ingiallite di tre agende lasciate in eredità alla figlia ormai ingiallita pure lei. Un esercito di camici bianchi che disordinatamente marciando e qua e là balzando, invadono l'austera biblioteca sulle note del quartetto di Liverpool. Lenti nere e rotonde ti fissano da dietro una nuvola di ricci e divertite filmano noi improbabili protagonisti di inverosimili progetti cinematografici sulla cima di Montemarcello. Un'acqua cristallina e violenta da graffiare la pelle e togliere il fiato, esplode sotto i tuffi temerari dei ragazzi arrampicati sui massi del Frigido: mai nome fu più azzeccato per un fiume. La parodia dei due novelli sposi proiettata dietro i tavoli del banchetto principesco, tra le risate sguaiate degli amici di una vita e i boccheggi dei parenti oltremodo sazi. Ritrovarsi ancora seduto al banco del liceo, con i soliti compagni di dieci anni, ad aspettare il proprio turno di raccontare l'aneddoto preferito e a ridere tra un pezzo di pizza e un brindisi. Cimentarsi in pericolosissimi tiri a segno alcolici, immancabilmente persi e pagati in bicchieri tintinnanti. Ritrovarsi a cantare per elemosinare un panino dai ristoratori stremati e divertiti. Le lacrime che ingozzano la bocca e gli orecchi, coprendo il ticchettio di un conto alla rovescia abortito. La rabbia e la frustrazione della perdita di un amore.

"Acqua calda, birra fresca, coca così così" l'ambulante baffuto mi riporta qui sul foglio a quadretti su cui l'inchiostro scivola assieme ad un rivolo di sudore. Cazzo che caldo.
Ripartire da capo, rivivere ciascuno di questi momenti una alla volta, così come si snocciola un rosario. Senza fila, senza delusioni e speranze tradite, senza attese mai terminate, ma con negli occhi i colori di allora. Io ho sicuramente visto troppi film, e ho perso la mia fede da un bel po', però mi piace pensare il paradiso, o l'aldilà, o quello che è, come la possibilità di rivivere da spettatore ogni istante che ha definito il tuo essere te stesso, il tuo modo di diventare unico. "Seondo me bisognerebbe avecci 20 anni di meno, per poter ripartire e rifare le stesse 'azzate che s'è fatto fino a oggi. Però, a rifalle, seondo me c'è più gusto".