11 febbraio 2015

La voglia di scrivere


Cominciò a truccarsi che non aveva ancora quindici anni. Nostalgica dei bei tempi andati che non aveva mai vissuto, sapeva già a memoria mezzo repertorio dei Pink Floyd senza saperne tradurre mezzo verso - come vorrei che tu fossi qui, a parte. Disprezzava la sua generazione, e benché non amasse neppure quella precedente, niente le dava più fastidio dell'ignoranza dei suoi coetanei. Mucchi di ragazzetti senza un pelo che gironzolavano attorno a gallinelle senza stile o un'idea originale - tranne quella di fare a gara a chi sfoggiava lo zaino del momento o il piumino da 500 euro, nonostante il termometro non scendesse mai sotto lo zero. Mai. Lei no, lei il freddo lo amava, lo bramava. Lei sognava la Svezia e la Germania, sulla scia dei ricordi romanzati dei viaggi di Luca. Lo stesso Luca che aveva visto i Metallica dal vivo, che aveva l'autografo di Billy Corgan, che aveva più dischi che t-shirt, che le aveva fatto un cd col meglio dei Sonic Youth. Insomma, il primo amore, di quelli che solo una ragazzina può sognare di avere con un ventenne sfattoncello. Ecco che riaffioravano le scene tragicomiche di pomeriggi passati a trascrivere sul diario ogni singolo bacio, giro in macchina o mezza cannetta fumata con quello che all'epoca assomigliava moltissimo al più grande figo dell'universo. Le balenavano nella testa le serate fuori dal bar Minerva, col tavolino ricoperto di Moretti da 66 e le stronzate che volavano nell'aria mischiate al fumo e alla condensa del fiato troppo caldo nelle notti invernali. Ricordava i brividi - lei che il freddo lo amava; ricordava lui sbronzo che faceva il coglione cogli amici fino alle quattro, e lei che doveva litigare per andare a letto alle undici e mezza; ricordava come venne a sapere di quella troia di Veronica, che lui riportava a casa da quasi un anno e mezzo; ricordava infine lo sguardo di Claudia e le sue labbra così rosse nella luce giallognola del neon proprio sotto la tettoia/veranda del Minerva. L'unica cosa che proprio non ricordava, a pensarci bene, era la Svezia. Alla fine non ce l'aveva mai portata quel deficiente. Ridacchiò. In compenso c'era stata la Spagna - lei che il caldo lo odiava - e l'Hostal Paraiso, a due passi dal quartiere gotico a Barcellona. C'era stato lo specchio grande colla cornice di legno tarlato e c'erano state le notti tra le lenzuola coperte di cenere e capelli neri lunghi e fini come crini di cavallo. Com'erano stati belli quei capelli, quelli sì che le mancavano. L'ultima volta che l'aveva vista, portava un caschetto rossiccio, troppo rossiccio per incorniciare quelle labbra e quelle gote un filo troppo tonde - come sempre. Quanti anni erano passati? Il numero dieci le fece tremare un momento la matita davanti allo specchio. Si fissò nei grandi occhi castani dal taglio lievemente imbronciato, studiandosi il naso piccolo e stiracchiandosi la pelle sugli zigomi verticali. Cos'era rimasto della diciottenne in guerra col mondo e colla gente? Da qualche parte, sepolti sotto strati di cheratina e carne dovevano esserci ancora gli aloni di nero che per un secolo le avevano contornato le cornee. Non si vedono più. Voltò un momento lo sguardo alla libreria. Le pile di romanzi e di cd erano ancora lì e sorrise, mentre un brivido di sollievo le risalì lungo le spalle. Le sembrò di essere sgravata da quella massa infinita di code per il bus, di corsi di filosofia della politica o di psicologia della memoria, di serate a bere e a fumare, di primi appuntamenti interessanti e di secondi deludenti, di pomeriggi in divisa alle casse dell'Esselunga, di tramonti in fila al casello dell'uscita dell'autostrada, di weekend in treno per andare a trovare l'ex di turno, di aperitivi colle amiche a ridere e a parlare di tutte le altre, di notti da sola o con qualcuno...che si chiama età adulta. In quel momento esatto, ritta davanti al piccolo specchio Ikea incollato alla parete, si sentiva in pace. Si sentiva una, una sola - o meglio - tutt'una. In quel preciso istante però realizzò anche che quel tutt'uno non assomigliava granché a quello che una quindicenne truccata da panda sperava di diventare. Ma il pensiero non bastò a scrollarle di dosso quell'aura di serafica coscienza di sé stessa. Pensò anche che nessuno mai scriverà due righe su di lei. Ma si sbagliava.


Scusate.