22 novembre 2011

Perdono


Scusate il silenzio.
Ero impegnato a inseguire la mia vita.

La credibilità di una persona si costruisce tutti i giorni, non con le chiacchiere ma con i fatti, le cure e le premure che ogni singola creatura richiede. In questo senso la mia si sta quotidianamente dissolvendo.
Siate indulgenti però, non mi giudicate adesso che tutto é lontano e diverso da voi. Non sono mai stato un campione d'altruismo, e quest'avventura é mia soltanto, voi semplicemente non ci siete. Io non sono bravo a misurare le parole e so che l'entusiasmo è irritante almeno quanto il lamentarsi, quindi per la nostra amicizia vi chiedo di accontentarvi del mio silenzio. La voglia di raccontare è grande, ma non sarebbe uno scambio equo: non riesco neppure a comprendere quello che succede a me, non riuscirei mai a prestare davvero orecchio a cose così lontane da me come lo sono le vostre. Spero davvero che tutto vada bene e che non abbiate il tempo di pensare alla mia assenza, tutti presi dalle vostre esistenze di cui tornerò a chiedere e a farne parte, ma non adesso. Parlo molto di voi. Non mi si può conoscere senza di voi e quello che abbiamo condiviso o ciò che da voi ho imparato.

Questo però è il mio luogo di confessioni, ed è proprio una confessione quella che sto per fare.
Sono partito sicuro che sarebbe stata una stagione unica della mia vita. Lo è, poco da aggiungere, quello che non sapevo e che non volevo era il trovarvi qualcosa che non può rimanere costretto in così poco tempo, in così poco spazio. La corsa al nuovo per farlo mio in un solo semestre, è già persa. Non riuscirò mai a portare via con me quello che ho qua, non tornerò a mani piene e più ricco.

Io voglio la Luna.

22 ottobre 2011

Czech Jobs

Non ho tempo. Ogni secondo che passa mi manca come le bollicine che affannose risalgono verso la superficie schiumosa. La testa si perde guardando il fondo di questo mare freddo, grigio, nuovo. Insomma lo immaginate, la novità di questa condizione di Erasmus non ha pochi riflessi sulla mia salute mentale. Tante persone, tanti posti, tanti esami, il tutto concentrato in cinque mesi di pura alienazione dalla propria normale esistenza. Preso e piantato laddove niente ricorda il verde dei campi di Masiano, o le bianche case quadrate della mia campagna, quelle con le tegole di cotto imbrunito che si allugano ad abbracciare i cortili con le loro aie e gli orci. Nessuna vecchietta coi capelli rossicci sulla sedia a parlare dei morti col postino o con chiunque altro abbia il buon cuore o la curiosità di ascoltare. Niente Ombrone, niente vivai a perdita d'occhio. Vivere qui non è così difficile per me come le mie parole potrebbero far intuire: sono Toscano, sono Pistoiese e sono Bottegonese, ma il legame con la mia terra non sta davvero nel non poter aprire gli occhi ogni mattina senza vedere il campanile di S.Angelo. Amo quei luoghi come si ama un fratello della tua età, e cioè litigandoci e offendendosi a vicenda, sottolineando con ogni respiro e gesto quelle che sono le nostre infinite differenze, che sono almeno quante le somiglianze. Ma quando ogni graffio svanisce e l'offesa si dimentica, dopo aver sentito sulla propria pelle l'inadeguatezza dell'altro, non rimane che un sentimento immutabile, che è il volersi bene. E così io voglio bene alla mie piazze e alle mie vie, ai cimiteri bianchi e ai campi, gli innumerevoli campi di Piuvica. Un fratello, la tua città, le tue persone te le porti dietro. Mi mancano. Ma ad ognuno di noi mancano molte cose. I pochi che non dicono questo e non lo sentono, sono i soli veri felici. A me manca anche Praga, manca l'Europa e le metropoli. Mancano le lingue straniere, le feste gremite di sconosciuti, gli occhi di ghiaccio che ridono al sentire il mio accento così caratteristico del Bel Paese. Vi sembra strano che mi manchino le cose che ho qui tutti giorni? Non è forse la mancanza l'altra faccia del desiderio? E allora io voglio quello che già ho qui alla distanza di due braccia...il che ad una prima lettura sembrerebbe una definizione della felicità, ma non lo è fino in fondo, non la mia almeno. Forse il problema sta solo nel modo che ho io nel fare mie le cose del mondo.
Perdonate il gran rigirio di parole, ma sapete io non credo che esistano le cose semplici, siamo noi che le rendiamo tali dandogli un nome e un cassetto in cui nasconderle nella nostra testa, quindi forse per spiegare a voi ciò che io sento e non riesco ad esprimere non posso far a meno di dargli una forma verbale più concisa: Stay hungry, stay foolish. La citazione è tuttaltro che autocelebrativa e tantomeno è un invito a fare altrettanto: nonostante affolli le bacheche della maggior parte dei miei amici virtuali e venga ripetuta da giorni come un mantra per il successo da parte di giornalisti e passanti, essa ricorda tanto l'elisir dell'infelicità che avvelena il cuore di tanti, che poi magari sono i giovani.
Ecco come mi sento: affamato, folle. E badate che la novità di questa condizione non sta nella sua qualità, io ho sempre fame, ma nella quantità. Qui va tutto molto veloce. E io corro, ho ricominciato a correre. La velocità con cui si muovono i treni è scienza, quella con cui nascono le idee e i sentimenti è poesia: non si misura, si sente...non manca il fiato, manca poco tempo alla fine di questa tappa e le gambe non sanno ancora correre così veloce da stare dietro al mondo che gira. Ma che voglia, che voglia.

5 ottobre 2011

Expectations


Questa prima settimana giunge infine al termine. Vivere da soli probabilmente non assomiglia a questo. Ma questo mi piace. Aldilà delle ovvie libertà che uno si prende in termini di sveglia, sonno, cibo e pulizie, ci sono anche quelle (che a ben vedere assomigliano quasi ad obblighi) di farsi conoscere ogni sera da sconosciuti e non ricordare il nome o semplicemente il volto di chiunque abbia avuto la sfortuna di interagire col fastidioso italiano di turno (che poi sarei io).
L'inglese è una grande cosa. Lo si può dire solo quando la barriera che separa due persone si abbassa e permette di farsi un'idea di chi c'è lì davanti con quegli occhi azzurri che ti fissano. Qui ci sono tanti sconosciuti quanti ne vuoi. Quanti ne voglio io? Non lo so, davvero non lo so. I "conosciuti" sono tutta la mia vita che è un po' come dire il passato e il presente. Gli altri adesso sono il futuro. Ed io sinceramente non sono il tipo che si fa spaventare dall'ignoto o dal domani...semmai è proprio l'incapacità a gustarmi l'oggi e tantomeno lo ieri una delle madri dei miei problemi.
Il tempo è per la prima volta grigio oggi.
Vi scrivo dalla mia scrivania bianca, nel'appartamento bianco, nel condominio rosa colla facciata liberty e il negozio di ricostruzione unghie e pedicure che abita il piano terra assieme ad un ferramenta. Dalla finestra solo altre finestre che riflettono il grigio del cielo e le inferriate lavorate con motivi floreali che fanno da parapetto a due file di terrazze affacciate sul cortile.
Anche questo momento sta per finire.
Un amico una volta ha detto che la vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini, però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli. Questo io sento e io credo, anche se so che non tutti lo condividono. Vivere seguendo invisibili legami che tengono assieme realtà cui non hai accesso se non col tuo naso e il tuo stomaco andando alla ricerca proprio di questi momenti è faticoso e probabilmente del tutto sconsiderato, ma è l'unico modo che conosco nonostante lo sforzo tremendo di mantenere un presa razionale sul vero che mi circonda. Questo lo dico perchè la magia di questi giorni è già svanita per lasciare il posto all'attesa del prossimo: sono finalmente in arrivo i due compagni di avventura. Non credo riuscirò più a lasciarmi andare a questo modo alla malinconia o semplicemente a perdermi nella nube di pensieri che così rapida si annerisce in questa stanzetta...e in fin dei conti è un bene. Salvato dagli amici.
Alcune news: ho fatto la mia prima lavatrice, niente male direi anche se di stirare ovviamente non se ne parla. Ho acquistato un'invitante bottiglia di latte fresco che poi si è rivelata essere volontariamente inacidito (lo vendono come tale), una bevanda che ho scoperto essere inaspettatamente apprezzata da queste parti. Ed infine...no, non c'è niente altro che si possa scrivere pubblicamente su internet mi dispiace, ma mi sto divertendo, tanto.
Lo sapete no? Per conoscere un locale pieno di gente, si comincia da destra e si finisce a sinistra...Non sono mai riuscito ad arrivare all'altra parete per ora, ma ci stiamo attrezzando per farlo.

2 ottobre 2011

These days


Cari amici eccoci giunti dunque al primo racconto della vita praghese che il nostro Francesco/Biagini/Biagio/Bia/Naso sta conoscendo. Praga è la città d'oro e un motivo per cui si sia guadagnata un appellativo così adulatorio ci dovrà pur essere, non credete? Se anche fossi capace di spogliarla di tutti i pensieri, i sogni, le paure, le emozioni e i vanti che mi suscita anche solo pronunciarne il nome, nelle mie parole usate per raccontarvela, ci trovereste comunque qualcosa per cui vale la pena prendere un aereo e mettersi a scoprirla. Tanti discorsi per affermare nient'altro che mi ha rapito. Anche fisicamente a pensarci bene. Non molti conoscono il mio gusto, che non si limita ad impormi di vestire più o meno come uno sciagurato ed ascoltare improbabili gruppetti d'oltreoceano che vendono circa 16 copie in Italia...e questo credo sia sostanzialmente colpa della mia attenzione, divenuta poi negli anni abitudine, al non scontrarsi con l'opinione altrui. Chi ha intravisto un po' il colore della mia natura però dovrebbe sapere che e come io sia, in tutto e per tutto, un grandissimo rompicoglioni. Questo va precisato perchè non avrebbe senso per me il dire semplicemente che Praga è una bella città, non senza ricordare a tutti quanto scasso il cazzo su tutto normalmente. E allora qui lo dico e lo sottoscrivo: Praga è una figata. Abito in Zizkov, quartiere noto come il più ricco di birrerie di tutt'Europa, cosa che oltre ad essere un gran vanto, costituisce sicuramente la migliore garanzia che riuscirò a dare tutti gli esami che ho sul piano di studi (ahahahah). Abbiamo partecipato ad un gioco di benvenuto per gli Erasmus: Zizkov Run, una corsa per il quartiere collezionando informazioni sul circondario nonchè mezzo litro di Pilsener ad ogni birreria segnata sulla mappa. Non ricordo le risposte se devo essere sincero (e a dirla tutta non credo di averle neppure cercate). Una piccola curiosità: qui la Pilsener è più o meno la bevanda nazionale nonchè la principale fonte di fluidi. Comunque,per chiunque interessi, sto bene. Le preoccupazioni non mancano, così come la stanchezza e le minchiate burocratiche da svolgere. La spina conficcata nel fianco che più brucia al momento ha un nome ed un cognome, è abbastanza alto ma soprattutto è un mio grandissimo amico. Non vedo l'ora di abbracciarlo. Tralasciando le cose brutte che non dirò mai neppure sotto tortura (questo almeno finchè non ho uno dei soliti cambi repentini di umore e sentimenti, il che succede più o meno biquotidianamente) volevo solo ricordare che anche se non ho salutato tutti come volevo, non sono scappato da voi. Voi siete miei e vi riprendo tutti appena torno. Sono molto eccitato a momenti, abbastanza da non sentire assolutamente null'altro che voglia e fame; altre volte mi sento molto tranquillo e pensieroso, forse anche un po' spaventato...in entrambi i casi in questa città credo di poter trovare un posto per ambedue queste tendenze. Vi scrivo seduto su un bellissimo pratino, all'ombra della facoltà di Arte, che si staglia proprio di fronte al teatro della Filarmonica Ceca, e si specchia nelle acque irrequiete della Moldava. Davanti a me il Ponte Carlo è gremito di turisti che appaiono poco più grandi di smarties che rotolano tra una statua di un cardinale e di un cavaliere. Non posso contare le torri e le guglie che fanno capolino da sopra questi tetti spioventi. E quanto fa fico il dirlo... Ieri notte siamo stati in un parco buissimo che celava un bunker sovietico antiatomico, adesso divenuto la cosa più simile ad un centro sociale che ho visto finora. La birra faceva schifo, e anche l'acustica in effetti non era il massimo, ma vi assicuro che non erano questi i problemi maggiori che abbiamo affrontato. Esperienza unica e di cui vado fiero, sul serio. Vi abbraccio tutti. Ps: il Ministero del Turismo Italiano ha organizzato qui in città l'Italy Magic Tour, che consta di un enorme camion superaccessoriato con tanto di ristorante mobile, circondato da un palco e vari stand allestiti per l'occasione, dove finti pizzaioli travestiti rallegrano i turisti facendo acrobazie mentre fanno ruotare la pasta della pizza. Puoi anche farti fotografare vestito da pulcinella o da arlecchino. Infine puoi anche assaggiare dei veri piatti di pasta italiana. Lascio a voi il commento.

23 settembre 2011

Ciao

Gli opposti si toccano e si fondono tra loro, dandosi un senso a vicenda e definendo cos'è il primo e cosa non è il secondo. Una verità spicciola che forse fa ancora un certo effetto quando la si prova sulla propria pelle. Secondo questo ragionamento, l'inizio segna e definisce la fine, giusto?
L'inizio del viaggio cerchia di rosso sul calendario la data della fine di ciò cui non so dare altro nome che la mia vita. C'è poco tempo in effetti per piangerne la scomparsa, o forse l'ibernazione, ed è giusto così...e anche se non fosse proprio giusto va comunque bene. E' un inizio come un altro a pensarci un po' su, che come sempre si porta dietro aspettative e paure. Le mie me le tengo per me, anche solo per non dover poi rendere conto a nessuno della loro soddisfazione o meno.
Negli ultimi tempi ho capito molto di me, rimango sul vago nel dire "quanto" e "cosa"...non sono cose che si afferrano con la mente o con le parole: la conversazione è molto sopravvalutata. Forse dovrei dire che ho provato cosa sono io. "Provato", che significa sentirlo con la mia pancia, ma anche testarlo e dimostrarlo con le azioni.
La novità non sta nel contenuto, non sono diverso, nè mi ci sento. Non solo non si può cambiare quello che si è, ma fa sorridere anche il semplice pensare di poterlo comprendere. La questione non sta in "chi sono io", piuttosto nel realizzarlo. E questo lo si fa alla cieca, guidati dallo stomaco, al punto di dubitare anche della propria testa se si crea un conflitto. Questo va capito e difeso.
Adesso non rimane che dare ascolto alla propria natura e non tradirla, non più di tanto almeno. Chissà cosa ne può nascere se trapiantata altrove? Non lo so anche se ho tutta l'intenzione di scoprirlo.

Simply Biagio si rifa il trucco inspirandosi alla città d'oro, dove trascorrerò i prossimi 6 mesi.
Spero vi piaccia.


20 luglio 2011

❤ Italy

Cosa vorrei essere? Un turista, un Turista Italiano...Sì perchè qui il mare è bello, le città son ricche di ori e quadri. Il mangiare è buono, ogni angolo racconta le scorribande di qualche romatico bandito o porta i fori di qualche vecchio moschetto. E' tutto così...pittoresco. Un tricolore appeso che tutti conoscono e amano, anche se nessuno sa perchè è colorato così. Migliaia i paesini spuntati come funghi tra i poggi e le buche di troppi mari e montagne perchè se ne possa conoscere il nome, che sopravvivono senza strade o internet, ma mai privi di un piatto tipico o tantomeno di un sobborgo rivale (anche se nessuno ricorda il perchè). Targhe in latino in ogni dove, statue e fontane a segnare l'ultima delle svolte, il peggiore dei vicoli imbellito da una Madonnina del '300. Questa meraviglia è il Bel Paese. E bello lo è davvero. Ma solo da turista lo vorrei scoprire.
Io non so cos'è il bene. Nè dove stia il giusto. Nè se questo trovi una sua più compiuta realizzazione in qualche posto Oltralpe o magari Oltreoceano (anche se il pensiero - confesso - mi rende il cielo un poco più azzurro). Ho però una certa visione di ciò che è sbagliato...e fatico a non riconoscerlo sotto questa patina di sorrisi e ricchezze con cui ci riempiono gli occhi dalla nascita. Noi siamo il paese degli usi e dei costumi, delle maschere e del teatro. A me si gonfia il petto quando penso che nessun straniero potrà mai capire quanta sia l'esatta differenza che corre tra l'accento toscano e pugliese, o tra il pistoiese e il pratese. Mi diverte spiegare come qui non esista una ricetta scritta del ragù, ma piuttosto scuole di pensiero, o come l'anguria cambi il suo nome a seconda del dialetto di chi la coltiva.
Ciò che non mi piace è il vedere quello che sta dietro il piccolo miracolo. La meraviglia cela sempre un segreto. Quello che non ti dicono quando vieni in vacanza in Italia è quanto sia triste essere orgogliosi di un paese per la sua bellezza, e niente più. E lo siamo tutti. Orgogliosi e tristi. C'è chi non vuol vedere e preferisce l'ottimismo, le bugie, la pizza e il vino; e c'è chi non riesce neanche a farsi piacere la pasta per quanto gli è amaro lo scoprire ogni giorno una verità sul nostro sistema. Il primo è orgoglioso di essere erede di Cesare e di Garibaldi, ma al tempo stesso è triste agli occhi degli altri, perchè probabilmente non sa neppure cosa abbiano fatto. Il secondo è triste di veder macchiata l'eredità di Nerone e di Cavour, e magari si sente pure orgoglioso di distinguersi dagli altri cui invece non gliene frega un cazzo, ma che sicuramente vivono molto più felicemente di lui. In mezzo a questi due ci stiamo tutti, e anche se non so dove sta il giusto - lo ripeto - vedo tanto di sbagliato qua fuori.
Sbagliato è il chiamare un Paese democratico per l'aver concesso il diritto di decidere un simbolo o un leader di un partito che gestisce la cosa di tutti, mentre le liste degli onorevoli sono decise sulla base di criteri clientelari o più semplicemente legali. Sbagliato è il doversi stupire che il funzionario mafioso si dimetta perchè inquisito o addirittura condannato, e il trovare normale che egli riceva la solidarietà di tutti gli altri compagni di merende per essersi tenuta stretta la sua poltrona. Sbagliato è il sentire che per il Bel Paese non sei nulla più di un pollo spennare, da prendere per il culo chiamandolo libero e dotato di diritto, allo studio, al lavoro, alla famiglia. Sbagliato è l'aver capito che i doveri e gli obblighi siano pressapoco facoltativi: non è che non vadano proprio seguiti, ma piuttosto "interpretati" in quanto indubitabili norme del vivere civile. Sbagliato è il sentire che qui da solo non ce la fai, non senza il calcio nel culo o piuttosto una bella leccata. Sbagliato è il vedere ogni giorno che la legge non è uguale per tutti. Sbagliato è il sapere che la differenza tra la correttezza e la coglionaggine sta solo che la prima è molto più amara da sopportare. Sbagliato è il non trovare in mezzo a cento movimenti, uno solo che la pensi un po' come te e si muova in coerenza con ciò. Sbagliato è il non avere voce su niente se non su una pagina di un blog, anche se sono in migliaia ormai a parlare. Sbagliato è l'accorgersi che tutti sanno, perchè tutti sappiamo cosa c'è che non va, ma che nessuno può farci niente.
Infine sbagliato è accettare. ma sbagliato è anche soffrire nel non farlo.
Ma chi è che paga tutti questi errori secondo voi?
Per questo voglio essere turista. Chissà che bel ricordo che hanno quelle famiglie tedesche grassocce di questo posto.
Pink Floyd  - The Fletcher Memorial Home

19 luglio 2011

Garage

Senza pilota. Ecco come mi sento. Quando sono io a decidere la direzione, le strade sembrano davvero indistinguibili. Non conta dove mi trovo, io da solo mi sento sempre così...Conta chi è a bordo.
Che aspettate a salire? Ok ok, ho bisogno di una revisione accurata: il motore perde colpi e i freni sono dannatamente duri. La miscela di cocacola, alcool e benzina è del tutto sprecata così.
Non ho voglia di andare da nessuna parte. Non da solo. Sto aspettando voi.
Qualcuno che mi "basti". Una guida così maledettamente brava da cancellare la parola "noia" dal diario di questi viaggi...ma forse quello che ci vuole è semplicemente qualcuno che non voglia mai scendere o lasciarmi nel mio garage ad arrugginire. Che voglia di correre.

17 luglio 2011

Cappotto

"Ma cosa vuol dire il "bene" e la "felicità"? sono cose troppo difficili per essere definite. Quei cretini di filosofi che hanno passato le loro vite a parlare di queste cose pensando di sapere chissà che...Guarda che sono buono a farlo anch'io, tanto puoi dire qualsiasi cosa...Io, sono felice."
Federico B.

15 luglio 2011

Paralizzato. Non ha senso. Io non ho senso, tutto questo non ha senso.

12 luglio 2011

Le mani bucate

Io non ho l'orgoglio necessario per pretendere i frutti dei miei sforzi. Forse perchè questi ultimi sono sempre stati quantomeno scarsi, e al contempo i pochi tentati sono sempre romanticamente riposti in imprese impossibili: il paradosso di una vita dominata da risultati ottenuti crogiolandomi nell'insofferenza, nella pigrizia e nella futilità, intervallata da chiamate alle armi contro mulini costruiti con mattoni di sentimenti e impegno cerebrale come cemento. Stasera non posso farci niente. Stasera ho solo la pancia che vomita rabbia contro le pareti e rende tutto di un fastidioso giallo bile. Tolleranza e perseveranza sono chiavi per aprire le stanze che nascondono i tuoi sogni...peccato che siano fatte di un metallo così pesante da trascinare, che rischi di smarrire la strada o la gioventù prima ancora di trovarti davanti alla serratura. Che cosa ci sarà mai poi nascosto là dentro? Sicuro che non sia altro che un sogno, appunto? Materia fatta di colori e sapori che non si possono gustare, per loro stessa natura cangianti e incoservabili. La negazione del sogno ti rende più forte, ed è la risposta più usata e banale: se non sognassi, se non sperassi, se non desiderassi, non ci sarebbe poi nulla per cui impegnarsi e soffrire, o semplicemte nulla tanto fastidiosamente pressante da disturbare il silenzio di questo mondo. Già, il mondo, un posto fatto di cose che abbiamo tutti e che per la gran parte non ci servono affatto. Firme, auto, esami, aperitivi, vacanze, lavoro, leggi e diplomi, matrimoni e funerali. Niente di questo è necessario, non è altro che il frutto di milioni di anni di desideri: ma non dei miei, nè dei vostri...sono solo cose divenute "desiderabili", specie quando raccontate da una bocca che sa come vendere le parole e ancor di più se dotata di due grandi labbra rosse. Ma per diventare un tuo desiderio, devi credere che qualcun altro possa desiderare quella cosa per la sua bellezza o dolcezza, oppure ritenere che l'ottenerla possa in qualche misura elevarti sopra un altro, quantomeno il te stesso attuale che ne è privo. Se uno lavora troppo su quello che non c'è nella sua vita finisce solo per guastarsi quello che già ha. Ma che succede se uno ha già troppo? Finisce che poi prende un cacciavite e si buca le mani. Con le mani bucate non puoi tenerti stretto quello che hai, così da avere sempre qualcosa che ti manca e da desiderare. Che sapore ha tutto ciò? Stasera orrendo, di un'amarezza che spinge a riempirsi la bocca con la terra, di una stupidità che meriterebbe una testata sul muro per essere esorcizzata o definitivamente testimoniata. Forse i buchi nelle mani li ho sempre avuti. Forse è per questo che ho tenuto le mani in tasca per tanto tempo. Tanti, troppi forse...avete mai notato quanto anche il più negativo dei pronostici appaia consolatorio se preceduto da forse? E' da un forse che nasce tutta questa rabbia, tutta questa poesia e tutta questa etereità. Se non fosse per i pochi giorni di sole che mi rimangono credo che toglierei per sempre quell'avverbio da questa situazione.

8 luglio 2011

Mele e Pere

Non si può fermare. Tutto scorre, scivola via silenzioso o roboante. Puoi bruciarti le dita cercando di trattenerlo in un respiro, o puoi correre bendato verso un improbabile domani. E' un tunnel senza pareti nè uscita. Che ci sia il sole non importa, in fin dei conti non sai nemmeno se quello è davvero un soffitto. Desideri e speranze si infrangono su tale semplice regola. Nel rispetto di questa, puoi fare quello che vuoi. Devi solo decidere quale sia la misura con cui rendere ragione dei tuoi sforzi. Una vita misurata in mutandine sfilate o esami passati, amici conosciuti o baci non dati. Probabilmente da qualche parte c'è pure una classifica. Chi non vorrebbe sapere in che posizione si trova? Ma c'è qualcosa che sta fermo in tutto questo?
Nascosto da qualche parte in una persona c'è un tesoro speciale che sfugge ai conteggi e alla mera conquista. Attenzione che spesso quelle che sembrano porte di accesso verso chissà quale mondi si rilevano essere solo specchi variamente illuminati. Ci muoviamo al buio confondendo lucciole per lanterne...La fortuna guida i tuoi passi mentre tentenni inghiottito dall'oscurità. Che ti sorrida o ti schernisca tu puoi sempre battezzare ogni evento come un suo dono e privarti della più piccola responsabilità. Non c'è mela troppo buona o lettera troppo dolce da non poter essere figlia della Sorte invisibile. Quei frutti che proprio non riesci a immaginare caduti da un ramo diverso dal tuo, sono però unici...e forse è il sapore di questi l'unico giusto metro di un'esistenza. Per quel che ne so io non nascono da soli. Nè crescono nella solitudine o nell'indifferenza. Maturano sulle labbra di un qualcun altro, abbracciati da mani che non possono essere solo le tue. Non sono fatti per essere addentati, né per seminarne i torsoli. Ma muoiono e marciscono se non ne te ne prendi cura.
Tante parole per dire una cosa molto semplice: non potete capire quello che io vedo. Ed io non capisco quello che vedete voi.

29 giugno 2011

Vago

Quando una cosa perde il suo nome, qualsiasi esso sia, solo allora smette di essere un pezzetto del tutto, una nota di blu su una tela troppo grande per scorgerne la cornice, una solida materia da stringere o con cui nutrirsi, e comincia ad essere il quadro. Non mi piaceva colorare dentro i bordi, neppure all'asilo. Limiti e parole sono solo necessarie a noi per impacchettare l'infinito dentro una stanzetta di osso grossa poco più di un melone. Una necessità, da cui non possiamo esimerci...Nondimeno se qualcosa sfugge al nostro nominarlo "questo" o "quello" o qualsiasi cosa un numero finito di lettere su un pezzo di carta possa esprimere, essendo un po' dell'uno e dell'altro ma al tempo stesso nessuno di essi, allora sì che abbiamo davanti agli occhi qualcosa di speciale (per quanto "speciale" non basti a definirlo). E se si nasconde dentro al cuore, allora non lasciare che un nome lo etichetti o lo fissi. Un'etichetta non aggiunge niente a ciò su cui è attaccata, semmai ne spezza tutti rami che sotto di essa non riescono a stare. Se tu lo chiami con un nome, non è più tuo di quanto già non lo fosse prima, nè lo rendi più nitido. La miopia è molto sottovalutata. E' tanto più bello il mondo avvolto da un alone di confusione. Impara ad amare il vago. I colori più belli sono quelli che non puoi chiamare semplicemente blu, o rosso, o giallo...mare, fuoco, sole, questi sono nomi con cui dovresti dipingere il tuo mondo. Vi chiedo molto, ma soprattutto l'impossibile. Eppure dovrà esserci qualcuno che viva così qua sotto il cielo...o che almeno ci provi.
Imparate ad usare le parole che più si avvicinano al concetto, senza stringerlo tra le sue lettere. Anche se non troverete mai un termine in cui quel qualcosa si esaurisca davvero...
Da cosa nasce tutto questo mistero? La risposta giusta è dalle Vaghe stelle dell'Orsa...La risposta vera è che nasce da un vento che scuote qua dentro e che non trova un nome nè un padrone che glielo voglia dare.

14 giugno 2011

Parole Mancanti

Ho aggiornato Scraps. Ci sono tutte le cose che avrei voluto dire nel Dicembre di due anni fa e non ebbi il coraggio di pubblicare. Il fatto che domani abbia l'esame di Oncologia dovrebbe farmi riflettere sul mio modo di passare i pomeriggi...ma non mi va. E' un momento di tranquillità.

13 giugno 2011

Black Cat

Ok ok...ammetto che lo dico più per farmi coraggio che altro. Però alla luce del mio recente incrocio di strade con un felino casalingo di colore scuro, devo dimostrare di poter vincere questa suggestione oppressiva di SFIGA. E' inutile la razionalità quando una cazzata del genere ti riduce in effetti in uno stato di prostrazione verso anche le più fievoli difficoltà. Della serie "mi ha punto una zanzara: maladetto gattaccio".
Superare una superstizione. E' davvero possibile?
(è pazzesco come uno possa trovare le palle di fare anche la più ingegnosa delle figure di merda davanti a praticamente chiunque...ma lo spaventi questo.)

10 giugno 2011

La Nave


Non riesco a vederla. La fine.
Non ne senti la mancanza finchè sei sul ponte a goderti il vento che accarezza le guance e porta l'odore del prossimo porto. Sapere che il viaggio prima o poi terminerà è consolante invece nelle notti sotto coperta, quando dall'oblò sul mare non si scorge che acqua e stelle, identiche, immobili. Scrivo a te, che viaggi sulla tua barca, forse un po' piccola perchè trovino posto turisti e clandestini, senza che questo renda la crociera meno sicura o piacevole. Qui nella pancia del grande transatlantico sembra che anche il tempo sia stato inghiottito da questa enorme mamma di metallo e di carbone. Ogni ora si confonde nel suo risuonare più volte persa nell'eco dei saloni deserti. Il capitano dice che presto torneremo ad imbarcare clienti e musicisti, i camerieri torneranno a versare coppe di allegria ai signori della prima classe e i bambini abiteranno ancora con i loro giochi le arterie di questa balena cigolante. Il capitano dice sempre queste cose. Mi piacerebbe sapere l'esatta misura della sua scienza, quanto essa si basi su esperienza reale o fantasiose speranze. Il corpo pieno di cicatrici e qualche tatuaggio sbiadito, un nome di donna forse o chissà. Se ne va tutto tronfio, portando la luce dei suoi gradi di ufficiale a noi piccoli abitanti della gola buia del leviatano. Non è cattivo in fondo, semmai è troppo piccolo per guidare tutti noi in questo mare senza fondo. Tutto arroccato nella cabina di comando studia carte e nuvole scegliendo ora questa o quella rotta. La verità è che è troppo basso per scorgere l'orizzonte e le isole là dietro; ha però un buon naso - o molta fortuna - vedila un po' come vuoi...fatto sta che tranne un paio di incagli, qualche piccolo scontro con altri bastimenti e varie confusioni sulla terra di approdo (già infelicemente battezzate come la terra dell'Amore o dell'Amicizia o - peggio - della Felicità) non ha mai danneggiato più di tanto il vascello.
L'alta stagione è alle porte ormai, eppure non sembra. E' tutto così fermo, non c'è nell'aria quel sapore di sale e limone che sempre s'insinua dal grande boccaporto di questi tempi. Mi chiedo perchè ancora sto su questa nave così grande per me solo. Di tutto il mondo non puoi che conoscere quelle duemila persone che passano di qui per scoprire questo oceano - così tranquillo ultimamente - ma quante davvero conoscono e apprezzano questo posto? Ok, c'è chi ormai ha il cruscotto pieno di adesivi delle crociere scorse, distinti solo dall'anno riportato a lato, e c'è chi non perde mai occasione di salire a bordo per farsi una risatina al piano bar. C'è chi è sceso e risalito centinaia di volte...ma nessuno si è mai addentrato davvero nelle viscere della nave. Se ne stanno tutti sul ponte buono, quello coi candelabbri di cristallo e l'orchestra, oppure al ristorante a ridere e mangiare...Li capisco. Neppure a me piace davvero avventurarmi in sala macchine e sporcarmi di fuliggine e sudore, a vedere quanto combustibile rimane e a controllare come la fornace brucia. Però non ne posso fare a meno, il fuoco per me ha sempre avuto un fascino perverso. Diverso, caldo, inafferrabile: ok, giocarci non è la cosa più intelligente da fare nè tantomeno la più sicura - e lo dice uno che se non si è bruciato anche i peli del naso poco ci manca - ma non se ne può fare a meno. Lo guardo e non capisco com'è che brilla e scoppietta e più mi perdo inseguendone i colori e l'ondeggiare, più mi avvicino alla sua pericolosa anima.
Mi sono perso - di nuovo - dicevo delle duemila persone: non sono altro che la fetta di mondo che riesco a toccare...ma evidentemente non così bene visto il fatto che non ne ricordo i nomi ma solo il modo con cui si accalcano sulla scaletta non appena la musica e lo champagne finiscono. Dovrei accompagnarli per mano a vedere tutti i corridoi e le cabine? Non ce la farei mai neppure se attraversassimo l'Atlantico tre volte. Forse dovrei chiedere di cambiare la politica di imbarco: meno turisti, e solo viaggiatori di professione. Devo convincere i capi che i soldi ricavati da così tanta gente per tre mesi l'anno non sono di più di quelli che potremmo avere selezionando meglio la nostra clientela, così da non avere mai queste basse stagioni così silenziose. Potrei così mostrare loro le sale più inusitate, quelle che stanno sotto al ponte della terza classe: la sala dei disegni, la cabina dei pensieri e quella della poesia. Potrei portarli anche a vedere la stanza dei vecchi marinai, quelli che come me hanno vissuto qua sopra prima di sparire chissà dove...Che bello sarebbe.

La fine. Non la vedo, e ora che ti ho scritto non ne sento più il bisogno.

3 giugno 2011

Giugno

E' un malessere sordo, una patina opaca che annebbia la gratificazione che viene dalle piccole cose. Forse figlio di un desiderio inesaudibile o nipote degli screzi ormai divenuti più numerosi delle carezze che ogni ora di questo periodo produce. Non se ne va. Non riesco a scacciarlo, non da solo almeno...nè con l'alcool. Il rusty nail disinibisce e amplifica voglie e aneliti celati, qui non c'è niente da liberare. Forse dovrei semplicemente voltargli le spalle e attendere che scivoli lungo la parete fino a sparire nella fossa dove stagnano ognuno dei momenti che furono. Sicuramente il mettersi ad un tavolino e lo scriverne non è molto indicato visto che dilata questo attimo al punto di guadagnarsi qualche pagina di calendario. La questione è che forse in fondo in fondo non mi va: so che l'inerzia è la madre di tutti i tarli del cervello...ma cazzo, non riesco a farne a meno.
E' curioso come anche le canzoni più allegre siano distorte da queste cuffie di noia e delusione. E' solo uno sbalzo di umore? Lo è davvero? Lo spero, anche al costo di dimostrare ancora una volta la mia scarsa fermezza ed affidabilità. La sensazione è che non riesca più a volere ciò che ho considerato desiderabile fino a poco fa. Sto subendo una nuova metamorfosi, senza entusiasmo stavolta. Il mio mondo fatto di feste, ubriachi e musica mi appare sostanzialmente privo di interesse: solo ieri sera mi sono ritrovato fermo a contemplare lo squallore di quello più volte ho definito il mio locale preferito negli ultimi anni. Le farfalle che tanto leggere muovono gli occhi miei col loro sfilare leggere tra la folla, sono così sbiadite da parere poco più che parti della'arredamento.
L'ho sempre detto io che un voto su un libretto azzurro non paga la tua felicità. E mi sono comportato di conseguenza...ma oltre che la soddisfazione di poter sfoggiare il massimo dei voti nonostante non aver rinunciato a quasi niente non rimane poi molto. Anedonia. Una parola che pochi potrebbero avvicinare alla mia vita, specie recentemente. Cionondimeno incombe su tutta la giornata ormai: prima s'è presa le mattine, poi le sere e infine...le notti.
Non si può festeggiare un esame se alla fine sei andato a 20 feste anche mentre lo preparavi. Come si può brindare ad un voto quando comunque no esci mai di casa senza un bicchiere in mano?
Mi manca la mia vita di 2 mesi fa. Non nel contingente: non è questa o quella persona, nè i primi soli e Careggi o la biblioteca e la mensa...mi manca la leggerezza con cui mi muovevo in mezzo a tutto ciò, scartando tra una figura e l'altra e senza mai rimanere  a bocca asciutta. Adesso non c'è la fame. Mi dispiace (a dire il vero poco poco) per chi mi porta a giro aspettandosi chissà quali stronzate uscire dalla mia bocca, ma sono un filino deludente da quel lato al momento.
Si è chiuso un capitolo a Maggio anche se si è trascinato fino a Giugno. Potrebbe avere titolo "esagerare". Il nuovo comincia con un malessere sordo, la paura di perdere qualcuno di necessario e un weekend al mare...Vedremo poi come si concluderà.
The Antlers - I Don't Want Love

1 giugno 2011

Melanconia

Non sono sicuro che serva a qualcosa.
Penso solo che sia l'unica cosa che mi viene di fare.
E questa è dormire. Non per sognare, nè per seppellire qualcosa sotto il guanciale.
Sono stanco. Non di te, nè di me, nè di voi o di loro. Solo stanco.
Ho vissuto troppi anni in un giorno solo. Ora voglio riposare guardandomi le foto.
Ho nei polmoni il fumo di troppe sigarette, le nuvole di troppi giorni di pioggia, nate dal vapore invisibile sotto il sole che si alza da stagni e fiumi, che siano i miei o i vostri, non so dirlo. La tristezza leggera riveste le pareti di questa casa assediata dai muratori.

26 maggio 2011

La Bimba

Un ragazzino si volta e ti indica. I due amici lo seguono e salutano. Il casco che nasconde un sorrisone da orecchio a orecchio.
Le moto, sono state per così tanto tempo veri e propri sogni sull'asfalto. Adesso che ho il culo poggiato sulla mia ho rischiato di dimenticarmene. Ho passato anni a sfogliare "in sella" e altre riviste...Ricordo che con Fede, da piccoli, giocavamo a decidere pagina per pagina di chi era la motocicletta raffigurata: in pratica il primo che poggiava il dito e diceva "mia" se ne appropriava.
Ricordo le litigate per quale era la moto più veloce....La delusione quando scoprii che i km/h indicati su quelle pagine che tanto avevo studiato, non erano mai dati reali.
Ricordo i pochi viaggi appollaiato sul vecchio Gilera del nonno, così tante volte rimaneggiato e ritinto da rendere impossibile indovinarne il modello.

Accellerare finchè non hai i brividi sul collo, con 35 gradi all'ombra. Chi non l'ha provato...è sfortunato.

Ma guarda te se un pischello mi doveva riportare indietro di 10 anni.

MGMT - The Youth

22 maggio 2011

Alzheimer

Una rosa sfiorita. Vi siete mai accorti che queste vecchie signore finiscono tutte per tagliarsi i capelli e tingerli di  mogano? Fiori di plastica che si aggirano per aie e supermercati, parlando del figlio del parrucchiere e dei morti caldi di giornata...Lo stesso rosso che cela il bianco e gli anni, ma che esalta le chiacchiere e la pruderie. La plastica non basta a preservare i petali dall'appassire.
Si aggira con la scopa in mano ricordando i movimenti ripetuti quotidianamente da troppi anni per poterli tenere a memoria. Stende i panni, cucina, si occupa della casa decisamente grande per lei sola. Per un momento ti osserva e sorride, saluta e capisce. Poi però il racconto del postino che confonde gli indirizzi si perde nei motti della mamma o di chissà chi, nei ricordi vividi di una infanzia finita più o meno con la seconda guerra mondiale. Non sono più celesti quegli occhi rugosi, ma bianchi mentre ti fissano guardando chi non c'è.
Ogni settimana ci regala delle rose meravigliose, hanno un profumo così intenso. Sono un pensiero per la dottoressa, che tanto ha fatto per il povero marito fin quando non se n'è andato portandosi via l'azzurro dei suoi occhi. Chissà forse è meglio così, forse lei lo vede e gli parla ancora mentre cucina ed apparecchia. E' tremendamente difficile definire dov'è che finisce il meccanismo di compenso ed inizia la malattia. Silenzio e solitudine: non ne sono delirio e amnesia la cura?
OMD - the Beginning and the End

19 maggio 2011

Il mio mondo bellissimo

Ci sono momenti in cui smette di essere noioso. In cui tutto è familiare e facile. A dirla tutta succede più spesso quando sono in strada, magari con un bicchiere di plastica in mano e una sigaretta nell'altra. Oppure quando indosso una t-shirt bizzarra e un paio di jeans decisamente troppo strinti...magari abbinati a uno stetoscopio di un colore troppo acceso per essere credibile. Circondato da voi e da qualche vecchio pazzerello ammalato o da qualche ubriacone simpatico. Però a volte succede anche con in dosso una tuta dell'adidas e un paio di occhialoni neri, qui con la stampa di Kandinskij che invecchia accanto al poster di Kill Bill...magari col telefono che non si sente all'orecchio o con le dita che scivolano sulla tastiera inseguendo le parole di un'altra. Grazie.

13 maggio 2011

Lacrime di coccodrillo

C'è una linea oltre la quale una cosa diventa un'altra. Il rosso diventa viola, il blu diventa verde...Il filo sottile che separa sinonimi e contrari. Oggi sono perso lì sotto. Oggi la linea sottile è grande abbastanza da fare ombra.
Questo perchè a forza di dare aggettivi si finisce per confonderli...e anche perchè sto dormendo davvero troppo poco. Se non fosse che ho la certezza di essere tra quei fortunati, geneticamente predisposti a sviluppare la dipendenza da...beh da tutto, direi che ho bisogno di un po' di diazepam. Il giochino è semplice, se il tuo organismo non ha gli enzimi giusti per digerire una cosa come l'alcol, al punto che dopo un bicchiere accusi non solo la sbronza, ma anche il conato di vomito e la sbornia, sei geneticamente protetto dall'alcolismo. Viceversa se il tuo fegato e il cervello provano piacere nel bere...beh, benvenuto trai nostri. Cazzate apparte...dolori intercostali, tremore digitale, difficoltà ad addormentarsi, dolore epigastrico urente. Somatizzazione dell'ansia, come da libro. Mi piace la neurologia. Non lo credevo!!
Avrei molta passione nell'apporfondire gli studi sulla mente e il suo funzionamento, ma penso che mi farebbe male.
Ho bisogno di sbagliare. E oggi ho sbagliato. E lo farò anche domani. Domani l'altro però magari smetto. Non so cosa fare, l'unica cosa che so non servire a niente è lamentarsi. Oggi me ne ero dimenticato.

11 maggio 2011

X files

Accadono cose inspiegabili. Suggestioni diventate poi storie da bar e poi leggenda...e infine materia prima per programmi pseudo-scientifico-paranormali-accalappiacitrulli come Voyager ghgh...a dire il vero ho visto un sacco di puntate. Il fastidio è più legato alla scarsa qualità della conduzione di quell'evangelista dell'apocalisse del 2012 di Giacobbo e dall'inquantificabile spazzatura propinata riguardo ad alieni e vampiri...ma i misteri hanno sempre il loro fascino. Ce l'hanno proprio perchè sono tali. E anzi imbecilli come Raz de Gan (vi rendete conto che ne conosco anche il nome? Cioè questa è violenza mediatica bella e buona) che cercano di svenderli ai più coglioni e digiuni di fantascienza e Indiana Jones, non fanno altro che svuotarli della loro essenza, che è la loro segretezza.
Finita la filippica contro le sopracitate creature - che per inciso sono inutili e deleterie - vi racconto una delle cose più intriganti su cui ho passato una giornata a rovistare wikipedia e derivati: l'Uomo Falena.
Chi ha visto quel thriller, tutto sommato passabile, di "The Mothman Prophecies" con scarso interesse fino alla scoperta che era tratto da una storia vera - come me - sa più o meno di cosa stiamo parlando: 1) un mostro alato, grosso, peloso e cattivo...anche se in effetti non ha mai fatto altro se non spaventare una coppietta appartata di notte in una fabbrica abbandonata di Dinamite (chi di noi non ha mai fatto queste cose in posti del genere?? Io personalmente ho una passione per manicomi e bocciodromi) e gli abitanti di Point Pleasant per un paio di anni circa 2) Una cittadina del West Virginia, stravolta da una catastrofe dopo l'altra, nell'ordine il crollo di un ponte, durante il guasto dell'impianto semaforico da entrambi i lati - che aveva costretto tutti gli automobilisti a rimanere fermi - che provocò la morte di 46 persone, due disastri aerei e infine anche un bel tornado 3) I Men in Black (proprio loro!!!) tizi vestiti in nero che si aggiravano domandando a destra e a manca della bestia e che spaventarono ancora di più i già terrorizzati villici.
Non vi sto dicendo che ci credo, nè voglio convincere voi. Personalmente credo che con un po' di fantasia, un'intuizione geniale, una buona fetta di culo e gli immancabili coglioni del caso (nonchè una bella spruzzatina di alcool che non guasta mai) si potrebbe far resuscitare anche Godzilla per mandarlo a cercare il Santo Graal. No no no...la questione non è crederci e non è neppure se è verosimile. Il fatto è che è una bella storia.
C'erano telefonate strane in quei giorni, siamo nel 1966. Il governo aveva davvero inviato un gruppo di agenti speciali per investigare su questi strani avvistamenti. Una creatura enorme, dagli occhi rosso fuoco. I due ragazzini erano arrivati dallo sceriffo più morti che vivi, tanto che quel buon uomo non potè far a meno di credergli un po'. La voce si sparse in fretta, sempre più persone cercavano il loro minuto di popolarità e molte altre cominciavano ad avere paura. Arrivava di tutto in quell'angolo di America: uomini vestiti di nero dalla pelle pallida che facevano domande strane, scienziati che parlavano di gufi giganti che in realtà vivono da tutt'altra parte...e un giornalista. Lo stesso che riceveva le telefonate, lo stesso che racconterà la leggenda per come la conosciamo adesso. Bene, lui era lì la notte del crollo, quando il vecchio ponte (peraltro molto robusto almeno a vederlo) cigolò sotto il peso delle due file di auto bloccate dai semafori rossi per poi essere ingoiato dall'acque fosche. Apparte ogni speculazione e ipotesi strampalata, lui non morì...lui non ci salì mai su quel ponte. Lui sapeva quello che doveva succedere. "Grande tragedia sul fiume Ohio", una voce registrata dalla cornetta. Una voce non comprensibile con le orecchie, non senza cambiare la velocità del nastro. Ebbene lui diffuse la notizia, e non gli credettero. 46 morti. La registrazione esiste tuttora.
Fine della storia? No, la storia inizia adesso. Si accende la macchina dei giornali, ma soprattutto squinternati da tutto il mondo accorrono a frotte per trovare lo strano volatile, quello che subito viene considerato il messaggero della tragedia e che nessuno ha ascoltato. C'è chi dice che sia Quetzacoatl, c'è chi dice che sia qui per aiutare il mondo intero. Quello che c'è di strano è che molti lo riavvistano un po' ovunque per l'America. Quello che c'è di unico però è che 4 scienziati bielorussi raccontarono di avere visto una grossa creatura alata che si aggirava nel cielo attorno all'enorme ciminiera, e questo prima del 26 Aprile 1986. Poi Successe quello che è passato alla storia come il più grande disastro nucleare fino ad oggi.
Perchè vi racconto questa storia senza senso? Secondo voi?
Io l'ho visto. Cioè io ho visto quella che mi sembrava un'aquila gigantesca, di notte, che si alzava in volo vicino al vecchio ponte di Badia a Pacciana. E questo diversi anni fa, non ricordo nemmeno io quando. Me lo sono sempre tenuto dentro...finchè poi un giorno quella pazzerella di mia madre non mi ha detto di essersi spaventata a morte vedendo un enorme pipistrello sorvolargli la macchina - e per enorme intendeva un paio di metri. Questo fa di me un coglione che crede ai mostri? Probabilmente sì...alla fine mi consola non essere il solo, almeno in famiglia. Confesso che sto ancora cercando di appioppiargli qualche catastrofe capitata.

9 maggio 2011

Problemi di concentrazione

Ho la mente aperta. Un po' come se ti togliessero un cappuccio spesso che offuscava quello che succede intorno. Risultato: modalità bambino iperattivo, ON.
Sto ascoltando un'esagerazione di album. Un paio su tutti ve li consiglio via:
Helplessness blues dei Fleet Foxes.
Roba molto molto tranquilla. Un perfetto mix di chitarra acustica e voci a cappella a colorare poco più di un'ora di serenità mentale. Qualcuno li conosce per White Winter Hymnal, una delle hit mancate in Italia (e purtroppo in gran parte del pianeta) che li ha lanciati al grande pubblico un paio di anni fa. Per quanto mi riguarda non hanno assolutamente abbandonato il sentiero iniziato con il loro primo album omonimo. Bene, se vi piacciono artisti come Belle & Sebastian o Simon & Garfunkel, è decisamente un album che fa per voi...Se invece non vi piacciono o peggio, non li conoscete, avete un motivo ancora migliore per provare ad ascoltarlo. Migliore album 2011 per adesso.
Fllet Foxes - Grown Ocean

Dazzle Ships degli Orchestral Manoeuvres of Darkness.
Questo ci porta dritti dritti all'inizio degli anni ottanta, al periodo dell'amnesia mondiale del gusto nel vestirsi e nel fare video musicali. Ci porta agli anni del synth pop, che come molti pensano, coincide più o meno con canzoncine orecchiabili e cantate da vocine dolci e allegre allietate da bip-bip e tu-ta-ta messi lì un po' a cazzo di cane. Chi non conosce l'intramontabile Take on Me degli A-ha? Inutile dire che sia uno dei miei generi preferiti...Specie quando è interpretato da gente che con quei suonini allegri e gli assoli in falsetto riesce a cantare di Giovanna d'Arco o del bombardamento di Hiroshima: gli Orchestral Manoeuvres of Darkness, cristianamente rinominati OMD visto l'impronunciabilità del nome...Bene, furono tra i massimi esponenti di quello che è stato poco più di un mezzo decennio di gusto musicale e ci hanno lasciato almeno due capolavori: Architecture and Morality e Dazzle Ships appunto. A me piace la musica, non sono un critico e non sono probabilmente in grado di motivare le mie opinioni se non raccontando quelle che sono le mie sensazioni legate all'ascolto di una cosa e...beh Dazzle Ships a momenti è allegria liquida e a momenti malinconia solida, momenti che coincidono più o meno rispettivamente con telegraph e genetic engineering da un lato e of all the things that I've made e silent running dall'altro. Consigliatissimo, e se vi scoprite fan sfegatati del sintetizzatore come il sottoscritto, allora è il momento di passare all'artiglieria pesante con i New Order, i Depeche Mode delle origini e anche gente contemporanea come John Maus o i Crystal Castles (anche se qui il salto è più grosso).
Omd - Genetic Engineering

La Buona Novella di Fabrizio De Andrè
Che dire, sono un ignorante riguardo a Faber. Ho passato anni a sputare sentenze sulla musica italiana - che peraltro non mi sento di ritrattare assolutamente - da tralasciare quello che di buono invece nel Brutto Paese è nato. Eppure, chi non conosce le canzoni di De Andrè? Ma tra compilation e antologie non puoi dire di sapere cos'è un album di Fabrizio, finchè una mattina non scopri per caso un concept degli anni '70. Cioè signori qui stiamo parlando di un capolavoro di poesia e suggestioni sul Vangelo...e vi assicuro che per dirlo io dev'essere veramente bello. Unica traccia sopravvissuta alla polvere degli anni è il Testamento di Tito, che spero tutti conoscano visto il suo inserimento in ogni collezione di De Andrè...però per chi non l'avesse mai ascoltata o per chi, come me, non perde occasione di sentirla ancora una volta, ve la posto. Oltre a questa, ci sono molte altre perle, un po' tutto il disco è un gioiello, in effetti. Immagini che si stagliano davanti agli occhi mentre Fabrizio e la sua vociona te le dipingono con la chitarra. Sarà che davvero sono abituato a sforzarmi di tradurre lyrics per capire cosa una canzone dice...ma queste qui davvero ti riempono gli orecchi e la testa fin dal primo ascolto.
Fabrizio De Andrè - Il Testamento di Tito

7 maggio 2011

Crack.

Il rumore di un errore.
Gli errori sono un po' come i moscini sulla visiera. A seconda della stagione ce n'è talmente tanti che non te ne frega una sega, una bella sciacquata e via...poi c'è il pomeriggio che non vedi più dove stai andando e allora è il caso di fermarsi, togliersi il casco e prendere un caffè all'autogrill.
Sono soddisfatto, poco ma lo sono. Anzi diciamo che una fetta di me lo è.
Soddisfatto perchè sono ancora più bravo di prima a divertirmi. E questo credo sia perchè la formula coglione + sensibile se giocata a modino fa veramente la sua porca figura. Il rischio è quello di essere poco credibile, e di svilire cose dolcissime al pari delle altre mille stronzate con cui ti riempi la bocca...ma non è niente che un po' di sobrietà non possa risolvere.
No, il problema è che ora ho la netta sensazione che ci sia un mostriciattolo più grosso che vive qua dentro, e che sia quello da affrontare. Ma oggi di mostri ne ho visto anche un altro, molto più grosso del mio e spaventoso. Non ho diritto di lamentarmi io, neppure un giorno o un minuto. Per rispetto a chiunque altro bisogna che moderi i toni e i modi, non sono così interessante.

3 maggio 2011

Secondo Passo

Tra pochi giorni si festeggia il mio decimo anno da fumatore...senza lasciarmi troppo andare alla malinconia, voglio dire solo che l'incoscienza di farsi del male è proprio piacevole. Spero di non pagarne mai il prezzo. D'altronde tanti pensieri dolci evocano quei tre minuti di sbuffate e sospiri.
Qui è tutto tranquillo. Mauro, l'imbianchino brizzolato della casa di fronte ancora riparte con la sua apina carica di barattoli e secchielli. Le sue camice bianche si affacciano alla mia finestra. La sua moglie rotondotta le stende al tiepido sole. Il solito ragazzotto venuto da chissà dove è lì tutto piegato nel campo dalla terra morbida a curare qualche pianticella...non c'ho mai capito nulla di botanica nonostante le nobili origini contadine.
Giornata metodica: studio, fumo e chiacchiero. In fondo è proprio un bel posto questo.
Non è più strano, è tutto sommato normale ormai. Non cerco niente, soprattutto nessuno...ok, nessuna. Con placida sodddisfazione e un filino di tristezza dico che qui va bene, tutto sommato.
Ho da fare. E la voglia alla fine non manca.

Un giorno, non molto lontano credo, mi mancheranno questi cinguettii e queste chitarre che accompagnano la crescita dei virgulti. Ne lascio una qui, magari verrò a riascoltarla di quando in quando. Devo imparare a starmene un po' più zitto. il secondo passo si chiama silenzio (lungi da me il credere di aver completato il primo).

30 aprile 2011

Confronti

Girls - Carolina

Continuo a coltivare questa sensazione di chiarezza personale. Non la sto infastidendo più di tanto con i miei soliti dubbi, e il perchè non è un banale "non voglio pensare". Mi sembra di essere ancora sul sentiero giusto, anche se effettivamente sono indietrissimo rispetto a dove dovrei già essere arrivato.
E' un periodo intenso, succedono cose che farebbero pensare ancora una volta a quanto il Destino sia geniale nel suo intrecciare le vite degli oggetti e delle persone. L'anno scorso, ricordo bene che di questi giorni aprilini dissi: "è il periodo più felice della mia vita". L'anno scorso però ho vissuto tutto con la segreta paura che una mattina mi sarei svegliato e accorto che la cara dea bendata aveva deciso di ripartire ancora una volta per la casa degli altri, lasciandomi ai miei grigi e insapori pomeriggi. A pensarci bene non era precisamente un atteggiamento vincente...Semmai assomiglia molto al più infantile che mi viene in mente. Non lo chiamereste anche voi "coda di paglia"? Bisogna contare che anche l'anno scorso - come tutti gli inverni - ero stato giù, al solito direi di merda (anche se in parte sarebbe la mia ennesima esagerazione), e che quindi i primi caldi sorrisi del sole primaverile, aggiunti al risveglio della voglia di baci e di scherzi, ebbero un effetto quantomeno stimolante/antidepressivo. Da qui la felicità passata. Il fatto però è che quando mi prende "il ruzzo" ho ancora più grosse difficoltà a controllarmi del solito...e così finisce che bevi troppo, parli troppo con una persona e fai troppo il coglione con gli amici. Troppo, sì, divertirsi talmente tanto da vivere un senso di colpa. Assurdo sulla carta, no? Eppure mi è successo e mi succede ancora un po'. Aldilà degli spinosi perchè che sono troppo difficili da investigare, bisogna invece guardare al come mi sentivo, qual era la sensazione che questo troppo generava: ansia. Ansia di star ottenendo troppo senza meritarmelo, e di non riuscire a stringerlo davvero tra le mani. Ansia di non riuscire più a smettere di comportarmi come voglio a prescindere dal pubblico. Ansia di fallire negli esami. Ansia di fare una cazzata, una di quelle vere.
Quindi sfiorato sulle guance da allegria e felicità, fui ripreso per le caviglie da piccole paure, cresciute poi al punto tale da convincermi di smettere di comportarmi in un determinato modo. Credo di aver pensato di dovermi salvare il culo prima che Qualcuno me lo prendesse a calci e bum, incontrai una nuova Lei: C. Da lì in poi la storia prese tutta un'altra piega rispetto a quella attuale, quindi non ne parlerò.
Cosa cambia in questo 2011? Forse che il semplice riprovare in buona parte le stesse piacevoli sensazioni che avevo finito per etichettare come "una grandissima botta di culo" mi abbia reso più fiducioso in me stesso? Beh la fiducia è ai massimi storici, in effetti. Però non è ingestibile. Non voglio lasciarmi rapire dalla solita fantasia sfrenata e da quelli che assomigliano molto a deliri di onnipotenza. Poi c'è la consapevolezza che in fondo è questo un assaggio di quello che ho sempre voluto, e che non posso e non voglio smettere di mordere questi bocconi dolci che la vita regala e che io so cogliere. L'ho già detto, non sono ancora al 100% (un lato di me spera di non sentircisi mai, così giusto per avere una scusa pronta davanti ad un fallimento). Ne è dimostrazione che ancora non ho le palle di parlare (se non dopo svariati negroni) alla più bella delle creature che la piccola Pistoia ha avuto il merito unico di ospitare. Miglioreremo, ancora un po'.

Ho cambiato lo sfondo del blog, quei volti di prima erano troppo inquietanti, in origine dovevano essere parte di una cosa completamente diversa, ma la mia scarsa conoscenza di html non mi ha permesso di fare quello che volevo ufff...Ho postato anche qualche nuovo inedito su Scraps.

25 aprile 2011

Primo passo.

Diciamo che è giunto il momento di calare la maschera.
Diciamo che non so di preciso neppure come si fa.
Per tanto tempo mi sono fatto del male senza motivo. Per male qui intendo un misto di seghe mentali, malditesta, problemi inutili, vergogne, paure e via dicendo. In buona parte sono riuscito a nasconderle al mondo (almeno ho creduto di farlo) essenzialmente svilendo una parte di me. Poi arriva un giorno che ti rendi conto che per quanto alcuni ragionamenti ed i comportamenti che ne sono derivati abbiano oggettivamente avuto buoni risultati, (in termini di amicizie, popolarità, donne, sbronze, avventure e ricordi indimenticabili e perchè no, anche risultati scolastici) non hanno più molto senso.
Non ne hanno più visto che forse (e dico forse perchè dirlo è facile, crederci molto meno) molte delle persone che mi circondano non ci hanno mai creduto neanche per un minuto al mio modo di fare "costruito". E questo è fondamentale, visto che tra tutti i motivi per cui io posso aver deciso di fare il coglione e il pagliaccio e BASTA, il più importante è sicuramente la mia paura di mostrare cosa c'è qua dentro, oltre al Biagio Cazzone per intendersi. Un altro motivo sicuramente è stato il bisogno di smettere di pensare, anche a costo di abbassarsi al livello della stupidità; questo ovviamente è crollato nel momento stesso in cui ho capito che fino in fondo non ci ho mai creduto neanche io. Infine un altro è stato il mio bisogno di sentirmi accettato, per poter trovare fiducia da un lato ma anche per ottenere tutto quello che in realtà ho sempre voluto, e cioè ammirazione e attenzione. Quest'ultima motivazione non può certo essere svanita come le altre. Diverso è però il modo mio di vedere la cosa: quelle cose non posso più averle nascondendo lati della mia personalità...perchè poi finisci che ti senti schiavo del tuo personaggio, non libero di dire e fare quello che vuoi. E se questo prima era sopportabile, adesso non lo è più.
Inutile nascondere anche questo, le riflessioni e le decisioni a cui sono giunto sono legate ad una persona, G., e al suo potere su di me. Il grande potere che una creatura sincera può avere su una infaltimente bugiarda. Mi sento per tanti versi un pischello. Bene ci stiamo attrezzando per smettere di esserlo.
La prima cosa è sincerità.
Ho creato un nuovo blog. Ho deciso di postarci tutte quelle cose che non ho avuto il coraggio di pubblicare in questi 3 anni di Simply Biagio. Si chiama Scraps. Per chi non lo sapesse, scraps significa frammenti, brandelli...ma anche spazzatura. Bene, è il momento di riciclare e dare nuovo significato a parole che non sono nemmeno mai state dette. Per adesso ne ho pubblicati solo 3, i primi in ordine cronologico. Quando ne avrò voglia ne posterò qulacun altro (per adesso gli inediti sono una cinquantina).
Temo non sarà molto interessante per voi. In fondo però anche Simply Biagio non è molto interessante per voi...quindi alla fine, boh...leggetelo.

18 aprile 2011

Volume

Primo giorno senza cuffie. Tante, troppe voci. Mi sto accorgendo che indossarle è l'unico modo per avere un po' di silenzio. Paradossale, no?
Piano piano arriverò. Ho smesso di correre. (Dio, quante volte ho detto "ho smesso"?) Correre fa fare tanta più strada, fa vedere tante facce nuove. Secondo voi se uno corre sotto la pioggia, si bagna di più o di meno? La risposta giusta è di più...la risposta vera è che se corri le gocce non le senti neanche. Da confuse linee di bianco, le indicazioni stradali tornano ad avere la loro alfabetica definizione. Le leggi, pensi e...proveresti a scegliere una direzione. Ma chi l'ha detto che sul cartello c'è scritto davvero il nome del posto di cui indica il tragitto? Chi dice che i passanti ti stiano indicando la via più dolce e non la mulattiera scoscesa? Allora vaffanculo a cartelli, mappe, vigili ed edicolanti prodighi di consigli, autostoppisti del cazzo e mignotte. Personalmente ritengo che la strada percorsa finora sia una delle più speciali. L'unica cosa IMPORTANTE è che rimanga tale. E lo sarà, ve lo dico io.

As I walked along
The supposed golden path
I was confronted
By a mysterious specter
he pointed to the graveyard
over on yonder hill
I paused in cosmic reflection
confused and wondering.
Of how I came to die to die... (to fade)
Hmmm I was confused
For if I was dead
how and why did I die?
but I composed myself
and decided I should face him
But I stood paralyzed
on the supposed golden path.
and I was confronted
by a powerful demon force
and they said it was the devil
and when he spoke his words flowed like glowing lava
from the mouth of a volcano
and I said help me lord ( to fade)
I found myself in some kind of hell
but I did not believe in a
Heaven and hell world of opposite’s kind of reality
and I gained control of myself
and I decided to press on
and as I walked along the supposed golden path
I was trembling with fear all the lions and wizards yet to come.
I seen in the distance silver mountains rising high and the clouds
and voice from above did whisper some shining answer from the womb.
Please forgive me I never meant to hurt you
As I walked along
Please forgive me I never meant to hurt you
As I walked along
Please forgive me I never meant to hurt you

15 aprile 2011

Foglietto Illustrativo

ATTENZIONE: Dato l'elevata capacità di penetrare la barriera emato-encefalica e di interferire con la cinetica di attivazione dei recettori del glutammato, deprimendo la trasmissione degli impulsi nervosi a livello del sistema nervoso centrale, si sconsiglia vivamente l'ascolto di queste 5 canzoni. Come tutte le cose buone, fanno male.

12 aprile 2011

Indie

Ho l'impressione che troppo spesso il valore di un oggetto si misuri sulla base di quante siano le persone a cui piace. Ciò è giusto nella misura in cui il gusto delle persone rispecchia un effettivo potere discriminante tra ciò che vale o meno.
Ho l'impressione che troppo poco le persone sappiano cos'è che gli piace veramente. Ciò sarebbe falso se non ci fossero scienze che studiano il modo giusto per vendere loro i calzini e le idee.
Ho l'impressione che solo pochi sappiano davvero quello di cui sto parlando, e che molti leggeranno sentendosi trai pochi eletti con accesso ad una verità nascosta.
Ho l'impressione che questo giochino perverso faccia male a tutti. Io non so spiegare perchè una cosa è dolce agli occhi o solletica al palato. Non so dire cos'è che la rende bella. So solo che è più facile per me scoprire che mi piace quando non è già stata sulla bocca di tutti. Solo così mi fido dei miei sensi.

I desideri lasciati al sole, muoiono come limuli sfiancati dal rituale dell'amore. Carcasse straziate che anneriscono il mondo. Esche per pescatori di lumache.
Solo dieci minuti prima pulsavano nelle arterie e gonfiavano i ventricoli. Persi nella linfa che bagna tessuti e pensieri esplodono come benzina all'unisono col cuore. Devono stare lì.

Sto esagerando.

8 aprile 2011

Tiche


Non riuscite anche voi ogni tanto a scorgere quella sottile rete di fili che uniscono paesi e persone, mobili e quadri, partite e giornali, gatti e semafori? Fievoli lucine che vanno, portandosi dietro tutto. E' difficile notarle, specie col naso poggiato sui libri o se troppo presi a contare giorni e ore prima di chissà quale delle 10000 scadenze che ci attendono. Eppure ogni tanto sei lì, proprio in mezzo alla ragnatela di lumini, e riesci a vedere com'è che gli alberi si piegano spinti dal vento e perchè il vecchietto sta attrevarsando la strada esattamente ora. Ti rendi conto che se avessi spento la sigaretta 30 secondi prima ti saresti perso una risata, un saluto, la litigata di due sconosciuti, il tizio che corre a fermare il carro attrezzi...Senti che non potevi stare che lì, con le cuffie nelle orecchie, e che l'ipod non poteva che mettere proprio quella canzone, che negli occhi non potevi avere che quei colori e quelle facce. Non poteva che andare così, tutto così maledettamente giusto da non poter essere diversamente. Ci sono attimi che nobilitano un'ora, un giorno, un mese.
Sapete come si chiama questa magica forza che muove il mondo e gli astri, ma - molto più importante - le auto e gli scooter, le nuvole e le foglie, voi e me? Fortuna. Ed è solo quando hai i piedi poggiati sulle sue morbide orme che forse sai che quello è il sentiero giusto, quello che dovevi fare, quello che un po' hai scelto e un po' ti ha scelto. Le decisioni non prese, quelle odiate, quelle subite...per un momento sembrano tutte davvero le tue. Intendiamoci, tu non capisci niente, non col cervello. Lo sai.
Cos'è la fortuna? La fortuna è quando le cose vanno e tu vai con loro, senza bisogno di forzare o di spingere. Niente guerre o desideri, lamenti o maschere...tu segui il tuo filo in questa selva di batuffoli e di liane, nella speranza di ascoltare bene i consigli sospirati dal vento e le parole nascoste tra i raggi di sole, indovinare i segreti celati nell'incontro casuale, nel treno soppresso, nella macchina accostata...e di finire proprio lì dove stava scritto, da sempre, ovunque esso sia.


E' buffo come siano i miopi a dare dei ciechi a chi cieca non lo è. Cieca un cazzo.

29 marzo 2011

Simply Biagio 6.0

Serata a casa, la prima da...un bel po' di tempo effettivamente.
Ho rimesso apposto il blog. Il nuovo layout che avevo provato ad usare si vedeva male.
Mi sono limitato ad aggiustare qualche immagine che avevo già creato sul modello vecchio e...voila.

Cosa aspettarsi da Simply Biagio 6?
Secondo voi?

Ah sì, visualizzazione ottimale per risoluzioni superiori a 1280 x 1024 e con Firefox 3.6 o superiori.

27 marzo 2011

Libro Bianco

Quante sono le pagine che vi hanno fatto tremare? Quali parole sono passate dalla carta per tatuarsi sulla vostra pelle? Cosa si legge sulle mie mani, sul mio naso?
Sono curioso. Che le ricordi o meno le incisioni che ci sono qui, le mie...le ho già assaporate. No no...la mia curiosità è rivolta verso le vostre. Non sono un bravo lettore...non quanto magari ci tengo ad apparire o quanto forse qualcuno mi ritiene tale. Qualche libretto l'ho sfogliato sì: ho sfilato la copertina colorata e non mi sono limitato alle figure...Probabilmente questo è già molto di più di quanto diversi altri facciano. Ma non basta.
Ci sono tomi che non riesco neppure ad aprire...figuriamoci a leggerli. Pagine fitte fitte di caratteri bizzarri, lettere che si confondono e non sembrano mai due volte comporre le stesse sentenze. Già è tremendamente arduo aprire una pagina a caso e sforzarsi di capire la trama, le avventure passate, ridare un senso logico ai capitoli, immaginate poi che casino sia se neppure la lingua usata non sia la vostra. Un dramma. Il titolo poi...uff. Mi viene da pensare che forse dovrei imparare un po' di Braille.
Pagine scritte coll'inchiostro simpatico, che di simpatico - diciamocelo sinceramente - non ha niente, dove prima avevi giurato di aver decifrato un periodo, adesso, sotto il calore dei polpastrelli che scorrono tra le righe nel tentativo di fermare parole sfuggenti, è comparso un sinistro "NON" che cambia completamente il senso della frase (che già avevi faticato ad afferrare).
Mi chiedo se anche le mie pagine siano tanto enigmatiche. Non che siano poi molti quelli che si sono presi la briga di presentarsi in biblio a chiedere una copia...Nè che dal canto mio mi sia mai fatto trovare molto spesso sullo scaffale ad aspettare qualche curioso passante. Forse non so davvero come lasciare che qualcuno veda tutto ciò che è nero su bianco: mi sforzo troppo di puntare il dito verso quelle 3 cose che piacciono a me.
Poco, ma pochino davvero, ho pensato a me stesso come un libro bianco...Figuriamoci lasciare che qualcuno potesse scriverci. Troppo spesso invece ho preteso carta immacolata su cui lasciare impronte di marmellata. (Lo so state pensando "Ma che dolce quest'ammisione di colpa, questo pentimento agli occhi di tutti!!!" diciamo verde=ironico) No, è che a dire il vero, dovrei rimettermi un po' sui libri...ristudiare, riperdere altri decimi di vista e ore di sole. Se voglio capire è inevitabile. il linguaggio non può essere svilito, non può essere ignorato o dimenticato. Perchè vedete il linguaggio, l'uso delle parole, ha a che fare col pensiero. Se noi non insegnamo e non impariamo a dirle, le cose non sappiamo neppure farle capire...o ancora peggio, comprenderle. E allora finiremo davvero per essere degli scimmioni che si limitano al cartone e alla plastica senza sentire il leggero solletico della cellulosa sotto l'indice...Mai nessuno avrebbe scelto le parole giuste, quelle che poi sono risalite lungo l'indice dalla carta per fermarsi sul tuo modo di sorridere o di piangere. Mai nessuno avrebbe pescato quella combinazione di sillabe che poi oggi tu puoi usare per dare una forma al tuo colore.
(e poi chissà, a forza di scorrere e riscorrere le righe, magari il "NON" scompare...oppure ne compare un altro accanto: si sa, doppia negazione afferma. Oppure un semplice NON E' DETTO, o ancora un FORSE. I forse sono i più tremendi però, quelli sì che sono difficili da fermare sulle pagine, ed è inutile premere più forte col dito, non puoi che fidarti della tua prima impressione)

25 marzo 2011

Perso lungo la strada A.

Sto rileggendo i vecchi discorsi, le vecchie idee, il vecchio modo di essere, di fare, forse addirittura di pensare. Perchè chiedete voi? Beh credo sia per cercare risposte a quesiti di oggi, punti interrogativi nuovi, davanti ai quali sto decisamente perdendo la bussola (nonchè ore di studio, la dignità e soprattutto il sorriso). Conversazioni nate dal nulla sulla scia di un paio di begli occhi e che in parte avevano già un testo scritto, qui dentro nella mia testa, nel mio tempio dell'egocentrismo più sfrenato, SimplyBiagio. Rileggo e rispolvero parole che in buona parte non sento più mie. In fondo questo credo sia un bene. E' l'ulteriore conferma del cambiamento, o meglio dell'evoluzione...Chissà forse ho davvero messo pesi sui due bracci della bilancia tali da far agitare meno l'ago, oscillazioni più calme. Non ho bisogno di conferme, non su quello che è stato il mio viaggio...Mi chiedo solo se in questo pozzo di monologhi sul mio mondo, su quello che è stato c'era qualcosa che potesse aiutarmi a sciogliere questo enigma. Ci sono molte cose che avrei voluto dire, nonostante sia io ad aver detto "adesso basta chiacchiere"...Così tante che mi chiedo se in fondo non sia proprio io quello che in realtà non cerca altro che comprensione.

Qualcuna è qui.
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Il problema sono sempre e solo io? Il centro di tutto deve essere sempre me stesso? E' solo egoismo quello che mi muove? Bah può essere...a questo punto tutto può essere. Però io il mondo lo vivo filtrato attraverso questi occhi, queste orecchie...Non posso capire te se non passando attraverso di me. E no, non è facile.

24 marzo 2011

Rue de Cascades

Il flusso morde via la pietra, abbandona la pozza e riprende a scendere. Si fa strada tra certezze e dubbi, fra brividi e paure. Nel quarzo affilato si scava il nuovo letto sulla scia della speranza, scommettendo che una speranza, in fondo, ci sia. Laggiù sulla sponda di marmo bianco combatte, graffia e scalfisce. Dall'altra parte si apre una ferita, sgorga una nuova sorgente di lacrime felici che si gettano nel fiume desiderato.
Non più due rivoli paralleli, ma affluenti del medesimo corso. Gocce di vita prede delle onde che si confondono e si riconoscono nel riflesso dell'altra.
Vedo gli occhi del cacciatore d'oro impolverato che si alzano al cielo per lo splendore dei sassi sul fondo del setaccio, gioielli di sorridente giallo prodotti dalle acque adesso aurifere.
Non puoi costruire un argine granitico che contenga la marea di pensieri nè la diga che arresti il vortice di parole confuse o strozzate, fermate sulle labbra dal tuo sorriso.

22 marzo 2011

Human

Ho l'amaro in bocca.

La fortuna sorride radiosa nel cielo e il Destino guida il mio braccio sicuro, senza dubbio sulla strada del bene, del giusto...per me. Ci sono voluti anni a colmare il vuoto che ci separa, a costruire la scala che porta a Te, assi inchiodate con giunti arrugginiti, recuperate dalla spuma del mare che trascina via tutto. Ma là in cima mi perdo in Te e non tremo, non piango, non sospiro. Libero dal morso del serpente nero che avvelena il mondo io non sono altro che ciò che Tu fai, ciò che Tu muovi.

Peccatore sono allora nello sputare sulla tua giustizia e bontà.

Perchè ancora una volta volgo sguardo in basso? Mai i pioli hanno smesso di cigolare sotto i piedi, ma mai io ho voluto discenderli...

Ancora a Te mi affido, fammi ancora Tuo strumento.

26 febbraio 2011

Quelle poche cose che val la pena narrare

Il fatto che qui non si parli più delle minchiate del venerdì sera non significa certo che siano cessate.
Cosa dire di un'unica notte, venerdì, in cui vieni interrogato fino alle 11? In cui poi, costretto a rimanere al cospetto di Sua Maestà il Chiarissimo Professore per far da testimone all'ultimo della lista - nonostante il voto già intascato - finisci con l'addormentarti? Una cosa sola: indimenticabile. Le porte del reparto si spalancano, corri in mezzo alle viuzze di Careggi col sorriso stampato sulle labbra, la voce si fa strada da sola lungo la laringe per poi esplodere in una valanga di urla e disturbi della quiete pubblica da svegliare mezzo reparto di piccoli pazientini che riposano nei loro lettini...E poi, in macchina, amici, birra, vodka&gin&lemon soda, negroni, ballare e urlare, combattere tra sonno, freddo e alcool - e qualche monologo di dubbia interpretazione - viene giù tutto (palpebre comprese).
Combattere, sempre. Contro se stessi se non c'è qualcun altro. Ora però basta.

12 febbraio 2011

Ludovico Van


L'aveva scritta senza mai poterla ascoltare.
Il vecchio burbero, finito di sfogliare lo spartito, si voltò. Aveva finito di dirigere un'orchestra muta e mai una volta, da che era sul palco, aveva volto lo sguardo verso la platea...Cos'avrebbero pensato di quella musica nata dal cuore e non dall'orecchio, partorita nel silenzio di una mente esiliata da anni, dodici quasi, dal mondo del rumore e delle parole?
La leggenda vuole che il teatro di Vienna esplose in un applauso enorme, e cinque volte gli spettatori si rizzarono sulle sedie per salutare il vecchio e la sua creatura, l'ultima.

31 gennaio 2011

Medicine & I

Nonostante siano ormai quasi 3 gli anni da che questo delirio di blog ha aperto gli occhi sul fin troppo affollato universo della rete, mi sono accorto che il sottoscritto non ha mai preso una posizione ufficiale...beh...su niente in effetti.

con questo non voglio certo cambiare le buone tradizioni, fatte per lo più di strazianti monologhi incomprensibili per le genti, però ecco che una volta ogni tanto ci tengo a delucidare un carattere ormai definito della mia controversa esistenza.

Essere studente di medicina figlio di medici, non è una cosa invidiabile. Essere studente di medicina figlio di medici e non raccomandato è una cosa alquanto fastidiosa. Esploriamo assieme le precedenti sentenze: 1 il fatto che a tavola fin da quando mi ricordi non si parli di altro che pazienti e sintomi, segni clinici, ricordi universitari e corsi di aggiornamento, devo dire che ha lasciato un amaro sapore in bocca per ogni boccone che è venuto poi...specie quando ti ritrovi tu stesso a masticare le medesime noiosissime frasi. 2 una mamma che non c'è mai, che scappa da tavola alla prima telefonata, senza tregua, in croce tra famiglia e casa e pazienti, specie senza nonni o parenti che possano aiutarla; nonché un babbo che vedi ogni tanto la mattina se ti alzi presto per poi vederlo ciondolare in casa dopo le 9 la sera troppo stanco anche per rispondere alle tue infamate, ti fanno sviluppare lentamente un ripudio totale per quella meravigliosa scienza che infuoca i più tra gli studenti del tuo corso - disposti a sacrificare anni e diottrie per quella che giustamente (per loro) è una grande passione. 3 Essere figlio di persone che hanno già fatto il solito percorso che tu hai imboccato, porta con sé assillanti questioni sul fatto che la tua scelta non sia stata altro che una comodità, un modo di lasciar affrontare a qualcun altro - come il destino o giù di lì - il problema su cosa fare dei tuoi venti, trenta anni prossimi. Senza contare il rischio di cadere in confronti genitoriali insensati e insostenibili. 4 Visto che il motivo del 90% delle tue problematiche di bambino/ragazzetto/ragazzo/giovine, coinvolgono sangue, malati e soprattutto vecchi, hai sviluppato un discreto fastidio, che sa tanto di odio viscerale verso le tre suddette cose.

Quindi la domanda sorge spontanea: ma perchè - fottutissimo cazzu cazzu cazzu iu iu iu - hai scelto di studiare di medicina? (Non temete, sarò breve e conciso, nonostante di fatto non conosca la risposta) La verità è che non l'ho scelto, ho semplicemente fatto un test e sono entrato, poi sono andato avanti, così come si porta una croce, ora più pesante, ora più leggera...ma sempre vivendola come un peso: il mio peso da sopportare, il peccato da espiare per poi fare tutto il resto, quello che è mio, che è la mia esistenza e il mio divertimento...Ma la questione vera non è perché l'ho fatto, è che ho scelto di continuare, e questo perché ho conosciuto persone davvero piacevoli, luminose, tra le quali ce n'è qualcuna che per la prima volta in 20 anni non mi ha fatto sentire fuori dal mondo...E' un buon motivo per incasinarsi 6 anni come minimo di studio? Bé per ora sì.

C'è un'altra questione, ben più annosa, su cui ci tengo a prendere una posizione ufficiale: il nerdismo. Non sono un nerd, né un secchione, né chissacchè di cervellotico...Devo dire che ho scoperto che questa cosa mi ha bruciato negli anni molto più di tante altre offese, anche il famoso infamone contro mi madre per cui mi feci spaccare un timpano come un idiota. In cuor mio io l'ho sempre saputo, però finché non ti ci trovi a vederlo negli occhi delle persone che ti guardano e dicono "ma quanto è idiota questo qui, ma che cazzo dice che studia medicina?" oppure "dai su, dillo che tu fai il dams!" o ancora "ma ti pare di poterti mettere a simulare orgasmi ad ogni angolo della strada?"...non sai quanto sia dolce il sapore del riconoscimento dei meriti: sono un coglione, e per scelta.

14 gennaio 2011

Filotto

Amici miei, quei tanti che non sento da una vita, quelli che magari si chiedono dove sia finito quel cretino con gli occhialoni e le cuffie dalla discutibile colorazione...Sono qui a portarvi ancora una volta notizie grigie e incolori, prospettive di attese e nostalgici silenzi.
Quando ci siamo trovati assieme allo stesso tavolo per questa partita di carte ammetto di aver avuto fortuna, una mano di quelle che difficilmente si scordano e su cui nessuno penserebbe 2 volte prima di puntare la casa ^^. E così non so dire se ho vinto o se ho perso...ma quantomeno ci siamo divertiti, no?? Anche un ragazzetto non particolarmente brillante con le persone, come sono stato io per tanto tempo, se gli gira bene, può davvero sentirsi un po' fiammeggiante e bruciare nel trovarsi al centro dello sguardo di sconosciuti incuriositi, un po' cretini, un po' giocosi, sicuramente accomunati dal gusto e dalla virtù di vivere con poca serietà le cose della vita, buone e cattive che siano (nonchè da una indubitabile passione per le bevande alcooliche, specie se birrose e liquorose ghgh). Ora però che le carte girano così e così, riconosco di non sembrare più quel grande giocatore che forse per un po' mi sono illuso di essere...e vi chiedo dunque se ancora trovate piacevole la compagnia di questo mezzo baro.

A prescindere dal colore delle carte che si hanno in mano, è buona regola cercare di giocare al massimo in ogni caso e vincere nel limite delle proprie capacità: saper leggere gli avversari, nascondere le proprie fortune e attirare più polli possibile al proprio tavolo. Con questo non vi sto dando assolutamente dei pennuti, (tantomeno se gallinacei)...anzi, sto solo ammettendo la mia recente, scarsa abilità, e soprattutto la mia incapacità nel raggiungere gli stessi risultati con un paio di carte in meno. Dove ho perso queste ultime non è motivo di discussione al momento ^^.
Giù la mano allora, e diciamocelo: che due coglioni questo gioco ultimamente!!

Ma vi ricordate i provini per il prossimo film (con tanto di scena erotica simulata) fatti a qualche malcapitata creatura su un treno? E che dire delle multe da parte dei controllori in borghese?? uff...ogni ricordo mi rende più grigio il pomeriggio di studio. Le sfilate di moda in passeggiata Perugia, i bodyguard nei locali o per le strade di Firenze, le misurazioni di improbabili archi a tutto sesto di ispirazione tardogotica un po' dove capita, le nottate del Blues (dei cui ricordi - che la birra misto cuba libre non hanno fatto in tempo a cancellare - ancora oggi faccio fatica a dare un ordine logico ), e poi i manichini viventi, i preti coll'esorcismo del foco e del sale, i miracoli del cieco che rivede la luce, ma anche i recenti piallatori di Fiat, e tante cazzate da far fatica a tenerle a mente...tutto questo solo nel solo 2010.
Mi sento perifrastico, infrustolato sulla destra e un po' stuzzicante...D'altronde è tutta colpa della guerra dei 100 anni e le sue ripercussioni sul mercato finanziario indocinonippoungherese, di Francesco Ferrucci e la sua statua equestre, che sempre un po' cumulonembica si ritrova non sul primo incrocio, il secondo, dopo aver la detto la parola d'ordine, arrivi fino al platano...