22 ottobre 2011

Czech Jobs

Non ho tempo. Ogni secondo che passa mi manca come le bollicine che affannose risalgono verso la superficie schiumosa. La testa si perde guardando il fondo di questo mare freddo, grigio, nuovo. Insomma lo immaginate, la novità di questa condizione di Erasmus non ha pochi riflessi sulla mia salute mentale. Tante persone, tanti posti, tanti esami, il tutto concentrato in cinque mesi di pura alienazione dalla propria normale esistenza. Preso e piantato laddove niente ricorda il verde dei campi di Masiano, o le bianche case quadrate della mia campagna, quelle con le tegole di cotto imbrunito che si allugano ad abbracciare i cortili con le loro aie e gli orci. Nessuna vecchietta coi capelli rossicci sulla sedia a parlare dei morti col postino o con chiunque altro abbia il buon cuore o la curiosità di ascoltare. Niente Ombrone, niente vivai a perdita d'occhio. Vivere qui non è così difficile per me come le mie parole potrebbero far intuire: sono Toscano, sono Pistoiese e sono Bottegonese, ma il legame con la mia terra non sta davvero nel non poter aprire gli occhi ogni mattina senza vedere il campanile di S.Angelo. Amo quei luoghi come si ama un fratello della tua età, e cioè litigandoci e offendendosi a vicenda, sottolineando con ogni respiro e gesto quelle che sono le nostre infinite differenze, che sono almeno quante le somiglianze. Ma quando ogni graffio svanisce e l'offesa si dimentica, dopo aver sentito sulla propria pelle l'inadeguatezza dell'altro, non rimane che un sentimento immutabile, che è il volersi bene. E così io voglio bene alla mie piazze e alle mie vie, ai cimiteri bianchi e ai campi, gli innumerevoli campi di Piuvica. Un fratello, la tua città, le tue persone te le porti dietro. Mi mancano. Ma ad ognuno di noi mancano molte cose. I pochi che non dicono questo e non lo sentono, sono i soli veri felici. A me manca anche Praga, manca l'Europa e le metropoli. Mancano le lingue straniere, le feste gremite di sconosciuti, gli occhi di ghiaccio che ridono al sentire il mio accento così caratteristico del Bel Paese. Vi sembra strano che mi manchino le cose che ho qui tutti giorni? Non è forse la mancanza l'altra faccia del desiderio? E allora io voglio quello che già ho qui alla distanza di due braccia...il che ad una prima lettura sembrerebbe una definizione della felicità, ma non lo è fino in fondo, non la mia almeno. Forse il problema sta solo nel modo che ho io nel fare mie le cose del mondo.
Perdonate il gran rigirio di parole, ma sapete io non credo che esistano le cose semplici, siamo noi che le rendiamo tali dandogli un nome e un cassetto in cui nasconderle nella nostra testa, quindi forse per spiegare a voi ciò che io sento e non riesco ad esprimere non posso far a meno di dargli una forma verbale più concisa: Stay hungry, stay foolish. La citazione è tuttaltro che autocelebrativa e tantomeno è un invito a fare altrettanto: nonostante affolli le bacheche della maggior parte dei miei amici virtuali e venga ripetuta da giorni come un mantra per il successo da parte di giornalisti e passanti, essa ricorda tanto l'elisir dell'infelicità che avvelena il cuore di tanti, che poi magari sono i giovani.
Ecco come mi sento: affamato, folle. E badate che la novità di questa condizione non sta nella sua qualità, io ho sempre fame, ma nella quantità. Qui va tutto molto veloce. E io corro, ho ricominciato a correre. La velocità con cui si muovono i treni è scienza, quella con cui nascono le idee e i sentimenti è poesia: non si misura, si sente...non manca il fiato, manca poco tempo alla fine di questa tappa e le gambe non sanno ancora correre così veloce da stare dietro al mondo che gira. Ma che voglia, che voglia.

5 ottobre 2011

Expectations


Questa prima settimana giunge infine al termine. Vivere da soli probabilmente non assomiglia a questo. Ma questo mi piace. Aldilà delle ovvie libertà che uno si prende in termini di sveglia, sonno, cibo e pulizie, ci sono anche quelle (che a ben vedere assomigliano quasi ad obblighi) di farsi conoscere ogni sera da sconosciuti e non ricordare il nome o semplicemente il volto di chiunque abbia avuto la sfortuna di interagire col fastidioso italiano di turno (che poi sarei io).
L'inglese è una grande cosa. Lo si può dire solo quando la barriera che separa due persone si abbassa e permette di farsi un'idea di chi c'è lì davanti con quegli occhi azzurri che ti fissano. Qui ci sono tanti sconosciuti quanti ne vuoi. Quanti ne voglio io? Non lo so, davvero non lo so. I "conosciuti" sono tutta la mia vita che è un po' come dire il passato e il presente. Gli altri adesso sono il futuro. Ed io sinceramente non sono il tipo che si fa spaventare dall'ignoto o dal domani...semmai è proprio l'incapacità a gustarmi l'oggi e tantomeno lo ieri una delle madri dei miei problemi.
Il tempo è per la prima volta grigio oggi.
Vi scrivo dalla mia scrivania bianca, nel'appartamento bianco, nel condominio rosa colla facciata liberty e il negozio di ricostruzione unghie e pedicure che abita il piano terra assieme ad un ferramenta. Dalla finestra solo altre finestre che riflettono il grigio del cielo e le inferriate lavorate con motivi floreali che fanno da parapetto a due file di terrazze affacciate sul cortile.
Anche questo momento sta per finire.
Un amico una volta ha detto che la vita è fatta di rarissimi momenti di grande intensità e di innumerevoli intervalli. La maggior parte degli uomini, però, non conoscendo i momenti magici, finisce col vivere solo gli intervalli. Questo io sento e io credo, anche se so che non tutti lo condividono. Vivere seguendo invisibili legami che tengono assieme realtà cui non hai accesso se non col tuo naso e il tuo stomaco andando alla ricerca proprio di questi momenti è faticoso e probabilmente del tutto sconsiderato, ma è l'unico modo che conosco nonostante lo sforzo tremendo di mantenere un presa razionale sul vero che mi circonda. Questo lo dico perchè la magia di questi giorni è già svanita per lasciare il posto all'attesa del prossimo: sono finalmente in arrivo i due compagni di avventura. Non credo riuscirò più a lasciarmi andare a questo modo alla malinconia o semplicemente a perdermi nella nube di pensieri che così rapida si annerisce in questa stanzetta...e in fin dei conti è un bene. Salvato dagli amici.
Alcune news: ho fatto la mia prima lavatrice, niente male direi anche se di stirare ovviamente non se ne parla. Ho acquistato un'invitante bottiglia di latte fresco che poi si è rivelata essere volontariamente inacidito (lo vendono come tale), una bevanda che ho scoperto essere inaspettatamente apprezzata da queste parti. Ed infine...no, non c'è niente altro che si possa scrivere pubblicamente su internet mi dispiace, ma mi sto divertendo, tanto.
Lo sapete no? Per conoscere un locale pieno di gente, si comincia da destra e si finisce a sinistra...Non sono mai riuscito ad arrivare all'altra parete per ora, ma ci stiamo attrezzando per farlo.

2 ottobre 2011

These days


Cari amici eccoci giunti dunque al primo racconto della vita praghese che il nostro Francesco/Biagini/Biagio/Bia/Naso sta conoscendo. Praga è la città d'oro e un motivo per cui si sia guadagnata un appellativo così adulatorio ci dovrà pur essere, non credete? Se anche fossi capace di spogliarla di tutti i pensieri, i sogni, le paure, le emozioni e i vanti che mi suscita anche solo pronunciarne il nome, nelle mie parole usate per raccontarvela, ci trovereste comunque qualcosa per cui vale la pena prendere un aereo e mettersi a scoprirla. Tanti discorsi per affermare nient'altro che mi ha rapito. Anche fisicamente a pensarci bene. Non molti conoscono il mio gusto, che non si limita ad impormi di vestire più o meno come uno sciagurato ed ascoltare improbabili gruppetti d'oltreoceano che vendono circa 16 copie in Italia...e questo credo sia sostanzialmente colpa della mia attenzione, divenuta poi negli anni abitudine, al non scontrarsi con l'opinione altrui. Chi ha intravisto un po' il colore della mia natura però dovrebbe sapere che e come io sia, in tutto e per tutto, un grandissimo rompicoglioni. Questo va precisato perchè non avrebbe senso per me il dire semplicemente che Praga è una bella città, non senza ricordare a tutti quanto scasso il cazzo su tutto normalmente. E allora qui lo dico e lo sottoscrivo: Praga è una figata. Abito in Zizkov, quartiere noto come il più ricco di birrerie di tutt'Europa, cosa che oltre ad essere un gran vanto, costituisce sicuramente la migliore garanzia che riuscirò a dare tutti gli esami che ho sul piano di studi (ahahahah). Abbiamo partecipato ad un gioco di benvenuto per gli Erasmus: Zizkov Run, una corsa per il quartiere collezionando informazioni sul circondario nonchè mezzo litro di Pilsener ad ogni birreria segnata sulla mappa. Non ricordo le risposte se devo essere sincero (e a dirla tutta non credo di averle neppure cercate). Una piccola curiosità: qui la Pilsener è più o meno la bevanda nazionale nonchè la principale fonte di fluidi. Comunque,per chiunque interessi, sto bene. Le preoccupazioni non mancano, così come la stanchezza e le minchiate burocratiche da svolgere. La spina conficcata nel fianco che più brucia al momento ha un nome ed un cognome, è abbastanza alto ma soprattutto è un mio grandissimo amico. Non vedo l'ora di abbracciarlo. Tralasciando le cose brutte che non dirò mai neppure sotto tortura (questo almeno finchè non ho uno dei soliti cambi repentini di umore e sentimenti, il che succede più o meno biquotidianamente) volevo solo ricordare che anche se non ho salutato tutti come volevo, non sono scappato da voi. Voi siete miei e vi riprendo tutti appena torno. Sono molto eccitato a momenti, abbastanza da non sentire assolutamente null'altro che voglia e fame; altre volte mi sento molto tranquillo e pensieroso, forse anche un po' spaventato...in entrambi i casi in questa città credo di poter trovare un posto per ambedue queste tendenze. Vi scrivo seduto su un bellissimo pratino, all'ombra della facoltà di Arte, che si staglia proprio di fronte al teatro della Filarmonica Ceca, e si specchia nelle acque irrequiete della Moldava. Davanti a me il Ponte Carlo è gremito di turisti che appaiono poco più grandi di smarties che rotolano tra una statua di un cardinale e di un cavaliere. Non posso contare le torri e le guglie che fanno capolino da sopra questi tetti spioventi. E quanto fa fico il dirlo... Ieri notte siamo stati in un parco buissimo che celava un bunker sovietico antiatomico, adesso divenuto la cosa più simile ad un centro sociale che ho visto finora. La birra faceva schifo, e anche l'acustica in effetti non era il massimo, ma vi assicuro che non erano questi i problemi maggiori che abbiamo affrontato. Esperienza unica e di cui vado fiero, sul serio. Vi abbraccio tutti. Ps: il Ministero del Turismo Italiano ha organizzato qui in città l'Italy Magic Tour, che consta di un enorme camion superaccessoriato con tanto di ristorante mobile, circondato da un palco e vari stand allestiti per l'occasione, dove finti pizzaioli travestiti rallegrano i turisti facendo acrobazie mentre fanno ruotare la pasta della pizza. Puoi anche farti fotografare vestito da pulcinella o da arlecchino. Infine puoi anche assaggiare dei veri piatti di pasta italiana. Lascio a voi il commento.