17 dicembre 2013

Ego-metabolico.

Ecco che la scienza toglie ancora una volta un po' di poesia alla vita.
Ipoglicemia reattiva. Due vocaboli più o meno comprensibili che racchiudono un tratto apparentemente essenziale del mio carattere...
"Tu hai fame Cirillino" forte di questa marmorea diagnosi, la dottoressa mamma ha studiato e curato il figlio da anni di mal di testa, stanchezza e malumori. "È come il su nonno: a stomaco voto diventa anche cattivo"...e giù vagonate di cibo a tavola.
Da quando mi ricordo, gli orari di casa sono sempre stati scanditi dagli insostenibili orari di lavoro dei miei: pranzo alle 2 - a volte anche 2 e 30 - e cena dopo le 9. Non ho mai fatto colazione e vista la lontananza dei pasti, ho sempre pensato che fosse normale avere perennemente fame.
Ero un bambino sostanzialmente grasso, ma sono stato aiutato da una crescita esplosiva e precoce, che mi regalò già a 13 anni la struttura fine che mi porto dietro tutt'oggi (peccato che dopo la pubertà i vari Andreino o Marchino siano diventati due volte e mezzo me.)
Da che dimagrii, ho cominciato a sviluppare una peculiare attitudine verso il cibo: se da un lato posso stare anche 24 ore a digiuno senza morsi di fame o capogiri, dall'altra ci sono orari durante la giornata in cui il mondo e le persone appaiono sempre più irritanti. In quei momenti la ricerca del cibo può diventare ossessiva, e vi assicuro che quando un Biagini ha fame, non è un bello spettacolo. La sazietà è un concetto poco inerente a questa sensazione: si mangia perché c'è cibo, si mangia finché c'è cibo. Poco contano i pantaloni che stringono e la pancia in tensione, se vediamo altra roba da mangiare, non riusciamo a fermarci.
Non c'è da stupirsi se la Sonia davanti a tanto famelico spettacolo, si prodigasse di cucinare mille e più ricette, con porzioni francamente abnormi per la stazza e la decenza della mia persona. La fame ha per anni fornito ai miei la spiegazione di ogni sottile moto del mio umore - francamente lunatico fin dalla tenera età e caratterizzato da oscillazioni circadiane tra bambino iperattivo e marmocchio melanconico, ovviamente poi aggravate da un'adolescenza tumultuosa, come quella di tutti. 

"Non rompere i coglioni Cirillo, tu hai fame": Risposta classica ad ogni mio esposto
"Un tu hai nulla, mangia un biscottino vai, tu hai fame": Diagnosi onnicomprensiva di ogni mio malditesta/malessere
"Sie, ma lo vedi c'è il termosifone a 15! Mangia di più bischero, lo vedi come tu sei magro!": Universale soluzione al mio avere freddo in casa.

Insomma per anni mi sono sentito dare del l'affamato per ogni mia uscita...il fatto è che anche io ho finito col crederci, sforzandomi - ora che vivo da solo - di sopportare questa quotidiana guerra di sensazioni intestine. Lasciatemi dire che però, nel frattempo, i miei sbalzi di umore costanti hanno prodotto alcune tra le cose più belle che ho mai fatto. In questa chiave, il blog è più o meno un monumento alla mia voracità.

Sveliamo l'arcano: soffro - se così si può dire - di una disregolazione metabolica per cui dopo mangiato, gli zuccheri nel sangue scendono troppo velocemente, raggiungendo valori a cui normalmente un individuo sviene. In pratica il mio pancreas risponde troppo velocemente al glucosio contenuto nei pasti, rilasciando grandi quantità di insulina - l'ormone che permette il riassorbimento dello zucchero nelle cellule - abbassando la glicemia in maniera esplosiva. Ipoglicemia reattiva, appunto. Il fatto che io non svenga con 45 mg/dl di glicemia, è perché questa è la mia condizione di normalità pomeridiana da anni.

Eccovi spiegati gli eccessi di pessimismo, i mal di testa, il nervoso, l'irrequietezza. Francesco è agitato, Francesco è depresso, Francesco è ipercritico.
Francesco vi invita a non mangiare un paio di giorni (e comunque non avrete la mia glicemia) e poi ragionare.
Il lato più diabolico della faccenda è che il trigger - o grilletto, per i meno anglofoni - di questa ipoglicemia è proprio il pasto! Quindi ricapitolando, io:
  1. ho fame
  2. mangio
  3. la glicemia scende dopo 2 ore
  4. mi deprimo
  5. ho sonno, freddo, mal di testa, talvolta tremore - e soprattutto mi girano i coglioni -
  6. e poi ho di nuovo una fame bestia (l'insulina ha un grande potere oressizzante). 
Nella sua innocenza materna la Sonia aveva trovato la soluzione al problema: mangiare di continuo; consiglio che, se non fosse per i rischi legati all'obesità (già perché l'insulina fa anche ingrassare), sarebbe anche praticabile: se io rimangio prima che la glicemia scenda, posso prevenire i sintomi.
Io, più semplicemente, non mangio - o meglio - mangio il minor numero di volte al giorno. So che può suonare un po' drastico, addirittura un filo psichiatrico ma - cercate di capirmi - se non mangio, io sto proprio bene: sono allegro, alla mano, vivace, ho energie per 12, ho voglia di gente, di donne, di amici, di vivere insomma. Mi limito a fare un bella cena, così la glicemia scende mentre la stanchezza sale e io me ne vado beato beato a dormire. Il problema delle serate fuori non si pone visto che tanto agli aperitivi non si mangia una sega e che altrimenti mi limito a bere (ovviamente acqua). Fatela voi una bella colazione per poi trovarvi mezzo accasciato e sfavato a metà mattina!

Credo sia inutile precisare che, al solito, la soluzione della Sonia sarebbe quella giusta.

L'ipoglicemia reattiva è un fattore di rischio per il diabete, che praticamente ne è l'esatto opposto (la medicina è paradossale e ironica, a volte), ma la cosa non mi terrorizza: in casa mia il diabete è ospite antico, e buon sangue non mente.
No, la cosa che mi strugge è il trovare che il mio modo di fare sia il frutto di un qualche organo scazzato. Possibile che il mio modo di essere Francesco - o Biagio - non dipenda da me e dal mio cervello ma da un metabolismo glicemico alterato? La domanda forse è stupida, ma la risposta è sicuramente triste. Triste sì, perché alla fine l'unica cosa che mi distingue da voi e da chiunque altro è il mio carattere: è quello che facciamo che conta, la listina della spesa degli aggettivi che potete avvicinare al nome di chiunque, è tanto sfiziosa quanto inutile. Cosa sono io allora? Un'ipoglicemia reattiva che trova ispirazione per pensare e scrivere da un malessere glucidico?
Allo stesso modo, mi irrita pensare alla malattia psichiatrica. Che cos'è un medico per dire che un cervello che gira in una determinata maniera è malato? Il concetto di normalità e di malattia quando si parla dell'interiorità di un individuo dovrebbe essere rivisto, se non del tutto abbandonato. Test psicometrici e imaging funzionali non ti diranno mai se una persona è malata, eppure è così che la facciamo sentire. Dubito che ad un check-up John Lennon - così come Ian Curtis, Einstein e chi più ne ha più ne metta - sarebbe risultato sano, ossia normale.

Tutto questo per dire che io della mia ipoglicemia reattiva me ne frego e che anzi, alla fine mi ci sono quasi affezionato. E ve lo dico mentre sono ancora qui a fare il test da carico del glucosio a 5 h, colle dita bucherellate dagli stick glicemici e la glicemia in lenta risalita da 54 mg/dl.
Vi saluto.