8 maggio 2012

Amarcord


A volte rimanere coerenti con la propria mente significa chiudere il mondo fuori per non lasciare che neppure un volto o una parola turbi la nostra risoluzione. Finchè poi un giorno non ti accorgi che fuori dalla tua impenetrabile scatola di cartone non c'è altro che il vuoto. Essere soli, o meglio, il sentirsi tali, è una condizione nella quale non c'è idea o aspirazione che tenga.
Cambiano la stanza, le strade e le facce che abitano il mio tempo.

C'è stato un giorno in cui i motorini fuori dalla grande casa Biagini erano sì e no quindici, e aspettavano almeno altrettanti ragazzotti tutti affannati a correre dietro alla palla di cuoio, tra una parolaccia e una risata. Giocavamo contro una porta semplice: due lunghi tubi metallici provenienti da qualche vecchio scarico disegnavano il palo di destra e la traversa, mentre uno dei sei grandi pini si ergeva a mò di legno di sinistra. A ogni tiro la palla finiva oltre la siepe di lauro che abbraccia il giardino su due lati, ed ecco che l'improvvisato Del Piero o Ronaldo di turno scavalcava l'apertura nella recinzione metallica per tuffarsi nel mare di gran turco a ripescare l'insostituibile sfera. E' stato così che ho scoperto di essere allergico alle graminacee.
In dieci anni la spesa per i palloni persi non dev'essere stata tanto discrepante da quella bruciata nel fumo del tabacco.

C'è stato un giorno in cui la sedia blu con le ruote, vorticava su e giù sul parquet della mansarda mentre scoprivo un Best Of dei Beatles o i Greatest Hits dei Queen. E c'erano le due audiocassette di the Delicate Sound of Thunder dei Pink Floyd, o della Studio Collection di Battiato che giravano e rigiravano nel vecchio stereo Philips, alternando lato A e lato B senza sosta. C'erano gli angeli sulla cover di Pensieri e Parole che riposavano tra il cassettone e il comodino. Francesco de Gregori che cantava senza sosta dalle due alle nove del pomeriggio, il mio.

C'è stato un giorno in cui appendemmo il tiro a segno troppo lontano e finimmo per sforellare l'intero armadio di camera mia...almeno finchè non scoprimmo che le freccette attaccavano anche direttamente sul muro se lanciate con sufficiente forza.

C'è stata una collezione di videogiochi e guerre, botte da orbi e sfide allo schermo. Ci sono stati Batman e Robin, Spiderman e Venom, ll Power Ranger Rosso e il Nero...Essere il minore significa non poter mai vestire i panni del personaggio più figo, ma io ho giocato con tutto, con Fede.

C'è stata la prima volta che ho scoperto l'amore, sul letto verde che aveva ancora le coperte di Topolino. La betulla in mezzo al giardino, accanto alla fontanella di ghisa verde e alla piccola aiuola che chiude il cortile della casa con l'aia, porta ancora inciso il nome di un Francesco che non c'è più se non in qualche foto chiusa in un cassetto o sepolto in un buco troppo profondo per poterlo andare a ripescare.

Ci sono stati tramonti indimenticabili che non ricordo, colla sigaretta in bocca a contare le nuvole e ad ascoltare pensieri e sogni che volavano dalla finestra.
Se chiudo gli occhi mi vedo ancora lì. Se li apro non ci sono più.