16 maggio 2016

Spesso il male di vivere ho incontrato - e sono scappato

“Quando l'uomo non ha sentimento di alcun bene o male particolare, sente in generale l'infelicità nativa dell'uomo, e questo è quel sentimento che si chiama noia”

In generale io mi annoio. Mi annoio forte.
Questo forse mi rende umano o semplicemente infelice, non lo so. Sul concetto di infelicità si può ragionare quanto vi pare, ma a dire il vero lo trovo assai poco interessante.

Per come la vedo io, dalla noia o si scappa o si muore.
Questa sentenza lapidaria non la intenderei però in senso letterale: A) perché non esiste un luogo in cui la noia non possa trovarti - e temo che questo valga anche per quegli anfratti di mondo per definizione allegri e spensierati quali i Caraibi, Legoland o le cosce di Emily Ratajkowski; e B) perchè la morte per noia - per quanto non contemplata dalla medicina moderna - è in realtà una condizione deprecabile e comunissima, che in genere richiede una vita intera per compiersi.

"Fuggire dalla noia" forse va inteso in un altro senso, qualcosa di più vicino a "cambiare". Quindi esci e trovati una nuova donna o casa, o divano, mestiere, compagnia, bar, drink, look, dieta, pizza, canale, piano tariffario, film preferito, foto profilo, cellulare, orologio, portafoglio, portafortuna, sigarette, aria...Insomma, cambia. Serve davvero? Mi sa di no, però magari un paio di anni li sfanghi e finisci pure col collezionare un sacco di aneddoti che puoi rivenderti al bar o sulla bacheca di FB.

"Dalla noia si scappa" però potrebbe anche essere interpretato come "tieniti sempre occupato": prova a diventare un felice e produttivo essere umano inserito in una sana rete di relazioni sociali e lavorative che occupano il 95% del tuo tempo quotidiano, non te ne pentirai. Si sa infatti che il lavoro nobilita l'uomo, e soprattutto lo rende troppo stanco per pensare - se si esclude il fantasticare sul weekend e sull'ora di andare a letto. Confesso di avere la netta sensazione che nel mio caso diventare adulto più che fornire risposte ai grandi dubbi esistenziali, si limiti al farsi meno domande. Il che suona un po' come dire "continua a fare cazzate, ma senza chiederti perché".
Dai retta a me, girare colla testa piena di "Chi sono?" o di "Cosa mi piace davvero?" non è roba da trentenni - non di quelli felicemente inseriti nel mondo, almeno. Io di anni ne ho ancora ventotto, il che se da un lato mi costringe ancora ad un biennio di seghe mentali e malumori, dall'altro forse mi lascia un'ultima chance di sfuggire al cinismo che pervade la matura età.

Non esiste scampo alla noia, dunque?
Il post cominciava con una citazione erudita, e si conclude con una più illuminante. La letteratura - in fondo - nasce proprio come risposta al nostro bisogno essenziale di svago.

"L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e che cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno e farlo durare e dargli spazio."



Parafrasi: trova qualcuno che ti faccia ridere e, se ti riesce, tienitelo stretto.