10 giugno 2011

La Nave


Non riesco a vederla. La fine.
Non ne senti la mancanza finchè sei sul ponte a goderti il vento che accarezza le guance e porta l'odore del prossimo porto. Sapere che il viaggio prima o poi terminerà è consolante invece nelle notti sotto coperta, quando dall'oblò sul mare non si scorge che acqua e stelle, identiche, immobili. Scrivo a te, che viaggi sulla tua barca, forse un po' piccola perchè trovino posto turisti e clandestini, senza che questo renda la crociera meno sicura o piacevole. Qui nella pancia del grande transatlantico sembra che anche il tempo sia stato inghiottito da questa enorme mamma di metallo e di carbone. Ogni ora si confonde nel suo risuonare più volte persa nell'eco dei saloni deserti. Il capitano dice che presto torneremo ad imbarcare clienti e musicisti, i camerieri torneranno a versare coppe di allegria ai signori della prima classe e i bambini abiteranno ancora con i loro giochi le arterie di questa balena cigolante. Il capitano dice sempre queste cose. Mi piacerebbe sapere l'esatta misura della sua scienza, quanto essa si basi su esperienza reale o fantasiose speranze. Il corpo pieno di cicatrici e qualche tatuaggio sbiadito, un nome di donna forse o chissà. Se ne va tutto tronfio, portando la luce dei suoi gradi di ufficiale a noi piccoli abitanti della gola buia del leviatano. Non è cattivo in fondo, semmai è troppo piccolo per guidare tutti noi in questo mare senza fondo. Tutto arroccato nella cabina di comando studia carte e nuvole scegliendo ora questa o quella rotta. La verità è che è troppo basso per scorgere l'orizzonte e le isole là dietro; ha però un buon naso - o molta fortuna - vedila un po' come vuoi...fatto sta che tranne un paio di incagli, qualche piccolo scontro con altri bastimenti e varie confusioni sulla terra di approdo (già infelicemente battezzate come la terra dell'Amore o dell'Amicizia o - peggio - della Felicità) non ha mai danneggiato più di tanto il vascello.
L'alta stagione è alle porte ormai, eppure non sembra. E' tutto così fermo, non c'è nell'aria quel sapore di sale e limone che sempre s'insinua dal grande boccaporto di questi tempi. Mi chiedo perchè ancora sto su questa nave così grande per me solo. Di tutto il mondo non puoi che conoscere quelle duemila persone che passano di qui per scoprire questo oceano - così tranquillo ultimamente - ma quante davvero conoscono e apprezzano questo posto? Ok, c'è chi ormai ha il cruscotto pieno di adesivi delle crociere scorse, distinti solo dall'anno riportato a lato, e c'è chi non perde mai occasione di salire a bordo per farsi una risatina al piano bar. C'è chi è sceso e risalito centinaia di volte...ma nessuno si è mai addentrato davvero nelle viscere della nave. Se ne stanno tutti sul ponte buono, quello coi candelabbri di cristallo e l'orchestra, oppure al ristorante a ridere e mangiare...Li capisco. Neppure a me piace davvero avventurarmi in sala macchine e sporcarmi di fuliggine e sudore, a vedere quanto combustibile rimane e a controllare come la fornace brucia. Però non ne posso fare a meno, il fuoco per me ha sempre avuto un fascino perverso. Diverso, caldo, inafferrabile: ok, giocarci non è la cosa più intelligente da fare nè tantomeno la più sicura - e lo dice uno che se non si è bruciato anche i peli del naso poco ci manca - ma non se ne può fare a meno. Lo guardo e non capisco com'è che brilla e scoppietta e più mi perdo inseguendone i colori e l'ondeggiare, più mi avvicino alla sua pericolosa anima.
Mi sono perso - di nuovo - dicevo delle duemila persone: non sono altro che la fetta di mondo che riesco a toccare...ma evidentemente non così bene visto il fatto che non ne ricordo i nomi ma solo il modo con cui si accalcano sulla scaletta non appena la musica e lo champagne finiscono. Dovrei accompagnarli per mano a vedere tutti i corridoi e le cabine? Non ce la farei mai neppure se attraversassimo l'Atlantico tre volte. Forse dovrei chiedere di cambiare la politica di imbarco: meno turisti, e solo viaggiatori di professione. Devo convincere i capi che i soldi ricavati da così tanta gente per tre mesi l'anno non sono di più di quelli che potremmo avere selezionando meglio la nostra clientela, così da non avere mai queste basse stagioni così silenziose. Potrei così mostrare loro le sale più inusitate, quelle che stanno sotto al ponte della terza classe: la sala dei disegni, la cabina dei pensieri e quella della poesia. Potrei portarli anche a vedere la stanza dei vecchi marinai, quelli che come me hanno vissuto qua sopra prima di sparire chissà dove...Che bello sarebbe.

La fine. Non la vedo, e ora che ti ho scritto non ne sento più il bisogno.

2 commenti:

Scix ha detto...

senza parole, davvero complimenti

Simply Biagio ha detto...

Grazie, grazie davvero...mi è uscito così.