12 maggio 2010

Muta

Sveglia alle 3 e 40, ieri notte. Purtoppo non è stata una qualche suoneria metallica a strapparmi dalle braccia di Morfeo, nè il cane che abbaiava. Semplicemente non potevo dormire. L'archivio blog qui accanto è tempestato dalle deliranti narrazioni delle mie insonnie. Comunque, era molto che non mi succedeva. E' stato strano.
Un tempo, sonno e buio erano scacciati dalla luce fredda di uno dei mille volti che ho desiderato...oppure dal rosso accecante delle cifre di una data d'esame...dal terrore di aver fatto un torto a qualcuno, di aver anche solo sfiorato una creatura quel tanto che basta a far cadere la prima di mille tessere di domino...innescando un girotondo angoscioso e quello scroscìo snervante che avrebbe portato alla fine, la mia. Chiamiamole "le mie paure". Ore di sonno perdute, tutto impegnato nel tentativo, il mio tentativo che - sebbene infantile, sbagliato, stupido e quantaltro - ha dato il titolo a uno dei capitoli della mia vita che più mi piace. [e che direi essersi concluso col semestre scorso o giù di lì.] Tentativo di far cosa?? - chiedete voi - Credo, quello di essere felice.
Inutile sottolineare che non lo sia stato. E ingiustificatamente.

Da una parte ammetto che mi manca un po' quell'insicurezza che rendeva tutto delicato e fragile da non poter stringere niente. Sensazioni che vanno e vengono ma che indubbiamente si sono attutite. I miei discorsi si sono abbassati, le mie elucubrazioni non si perdono in voli pindarici e tutto sommato non mi comporto poi così diversamente da un coglione qualunque. Quello che mi ha tenuto sveglio ieri, dev'essere stato proprio il dividermi tra la delusione per aver tradito quella che credevo essere la mia natura e la soddisfazione di averlo fatto (o quantomeno il ritenerlo). Divisione però non è il termine adatto: non mi sento (più) di parlare di un conflitto interno, semmai di sfumature diverse di una medesima sensazione, quella di abbandono di una vecchia pelle e dei suoi pruriti.

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