3 ottobre 2014

Di mulini a vento e formaggi

Quando alle 4 di mattina ti metti a fare lo stronzo con un americano che non sa una parola in italiano tranne bambini e pizza - che ripete senza sosta colla faccia soddisfatta di chi ha finalmente conseguito il secondo dottorato in filologia dantesca - un paio di domandine te le devi fare.
Per dirvela tutta non è stato l'unico episodio del genere in quest'ultimo mese. Prima c'è stato il cretino che, facendo lo splendido colla barista, ha impiegato 10 minuti per tirare giù uno shot. Poi la francese briaca pesta all'uscita dal locale che ha cominciato a menare calci e pugni biascicando "italliani di mmerd". Tralascio le mie reazioni perché, davvero, non ne vado fiero. Ad ogni minima perturbazione, il mio io-figlio di puttana prende il sopravvento.
Da una prima valutazione, credo di aver realizzato che questo è il mio modo di esprimere la mia nostalgia, per non chiamarla solitudine. C'è chi si deprime, chi scrive poesie e chi si sfoga sugli stranieri sbronzi. Io appartengo a un po' tutte e tre le categorie, ma è l'ultima versione quella più manifesta, indubbiamente. Mi sento come quel grullo di Don Chisciotte, tutto fiero a cavallo a combattere contro l'ignoranza dei turisti. E se avete un minimo di fiuto, dovreste aver capito che se lo scrivo, è per chiedere scusa.
Feste, aperitivi, concerti, ingressi in discoteca e persone, tante persone, hanno sinceramente perso molto del loro sapore. Mi piace fare il vecchio, fingere di non avere più l'età per fare certe cose, ma la verità è che semplicemente non erano questi i motivi per cui ho amato Firenze.
Mi manca la mia città. E per mia intendo quel pezzetto di duomo che è tornato in Brasile, le campane di S.Lorenzo andate in Spagna, i gradini di S.Spirito andati a cercar fortuna in Inghilterra e il naso del David strappato e portato via nella campagna. Cazzo, mi mancano già anche tutti i futuri cimeli di questi anni passati in strada con una Moretti in mano, che dovrò salutare nel giro di altri 2 mesi.
Firenze comincia sempre più ad assomigliare a Gardaland. I primi giri sulle giostre sono una figata, ma poi ti ritrovi a notare che il galeone dei pirati è di plastica e che la cartapesta dei sarcofagi è tutta marcita. Il punto è che io queste cose le ho sempre sentite fin troppo bene, ma che grazie agli altri che giocavano con me, non me ne fregava un cazzo.
In tutta sincerità, infine, gli attaccabrighe mi sono sempre sembrati dei gran cretini. Il mio pensiero in merito si può riassumere con: "Ma cosa ti metti a rompere il cazzo alla gente con tutte le fie che ci sono a giro?". Grande verità, se non fosse che adesso sono io quello che ora torna a casa colle palle girate e in solitaria.
La cosa che più mi fa sorridere è però come io sia diventato tra i più infiammati difensori della patria e della gastronomia nostrana. Mi sono scoperto in grado di parlare per ore di formaggi e di pomodori. Oramai il san marzano e la burrata hanno per me la stessa dignità della Venere del Botticelli o del Ponte dei Sospiri...insomma, sono passato dalla voglia di imparare qualcosa sul mondo, al bisogno di dimostrare quanto è bello quello che ho qui. Anche solo a leggerlo suona come un mantra ripetuto all'infinito sperando di riuscire a crederci davvero, no?
E' passato un anno da quando sono laureato, ed è stato con tutta probabilità il periodo più divertente della mia vita. Adesso però ho fame di qualcosa di nuovo, magari di fare il medico. Anche il salumiere non sarebbe tanto male a pensarci bene.


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