10 giugno 2014

I Diari di Geriatria: Giorno 2 - Divorato dalla noia

6 Giugno

Eccomi al secondo (e ultimo) giorno di congresso geriatrico-pistoiese. Stessa poltrona sugli spalti, meno teste che spuntano in file ordinate sotto, sul campetto da pallavolo convertito per l'occasione in auditorium. Il primo simposio è LE PROFESSIONI SOCIO-SANITARIE: la professione dell'infermiere in Centro Diurno. Oggi parliamo di noia. La scelta del tema è scontata forse, ma non meno sentita.



Per leopardiana ammissione, la noia ci distingue dagli animali - che ne sono privi - ponendoci in una posizione assai più scomoda di polli e conigli. Ma come sarebbe bello starsene tutto il giorno sdraiati a grattarsi i coglioni e a mangiare! In effetti questa è l'occupazione principale di Jasmine, il mio pastore tedesco - esclusa la parte dei coglioni. Cosa non darei per mollare tutto e andare a vivere ai Caraibi, facendo surf dalla mattina alla sera. Aldilà della più o meno credibile passione che uno può provare verso il saltare su una tavola per 10 secondi (massimo) prima di finire a testa all'ingiù nell'oceano...non è un po' pochino per campare? 
Badate, non siamo qui a mettere in discussione l'istituzione del sogno a occhi aperti, fondamentale, specie mentre uno sgobba come un negro. Cosce abbronzate da cospargere di olio di cocco, bevendo cocktail cogli ombrellini colorati specchiandosi nelle acque cristalline di chissà quale isolotto tropicale, sono boccate di ossigeno durante le giornate di lavoro, studio e lezioni - quali L’assistente sociale nella rete dei servizi per la demenza tra emergenze sociali e complessità sanitaria. Ma, sinceramente, augurarsi una vita fatta di solo relax è frutto di eccessiva superficialità. 
Sarà che io al mare non so stare fermo un minuto, così come a letto, a colazione, sul tram, in fila al supermercato o al bar, durante una foto o una risonanza magnetica...ma nessuno mi leva dalla testa che anche la più fanatica patita dell'abbronzatura perfetta non resiste un anno a farsi foto a quelle gambine lisce distese al sole tutti i giorni. 

Il bisogno di relax nasce essenzialmente dall'incontrovertibile legge del voglio quello che non ho. Torniamo quindi dritti dritti al discorso di ieri: vivere è sentire la mancanza. La noia, viceversa, nasce dalla completezza, dalla sazietà. Ho l'impressione che molte persone non abbiano chiara quest'ovvietà, pensando alla noia come a mancanza di qualsivoglia cosa da fare...quando invece il problema è che perpetuano la loro quotidianità religiosamente, sognando nel frattempo il fine-settimana, l'estate o l'amore. I quattrini ci vogliono e lavorare è necessario, tutti d'accordo. Non tutti possiamo essere esploratori dei fondali oceanici o pornostar, ok. Ma la noia la proviamo tutti, e ci assale solo quando recitiamo da troppo tempo la stessa parte. Quanto sia questo troppo tempo è difficile da dire. Ci sono persone che sopportano meglio la noia - come tacchini e capre - e ci sono individui che ne sono totalmente allergici. Quale dei due estremi sia destinato a maggiore infelicità, non è oggi argomento di discussione.
Il lato più odioso della faccenda è che come un manto scuro che cala sulla finestra, la noia risucchia ogni altro desiderio di luce, lasciandoci in balia della più pericolosa delle compagnie: la gente - che per definizione è annoiata e sola. Sembra una cazzata, ma è così che nascono i grandi mali del mondo, come i regimi dittatoriali, il grande fratello e Maurizio Costanzo. Per inciso, distrarsi dalla propria giornata guardando altri coglioni che passano le giornate ha del perverso.

Torniamo alla noia però, che sennò mi perdo nei miei deliri anti-consumistici e misantropici. La noia è sazietà, si diceva. Non ci voleva certo Steve Jobs per capire la verità di "Stay Hungry. Stay Foolish". Così come non basterà la sua morte perché queste quattro parole non rimangano semplici decori su t-shirt già passate di moda. Basta via, la smetto.
Come si fa a non diventare sazi? Una soluzione è quella dell'ambizione, e cioè la seconda grande catastrofe che affligge il mondo. Boom. Il Grande Obbiettivo. Boom. Il Matrimonio. Boom. Diventare Astrofisico nucleare-Ingegnere Spaziale-Medico-Avvocato-Cavaliere del Santo Graal. Boom. Fare i Soldi. Booooooom.
Tutti persi a rincorrere orizzonti che non si avvicinano mai, sacrificando tutto, anche i capelli. Anche questo mi ricorda molto altri animali, le formiche in particolare. Anche se rimane da capire chi è che fa la parte della regina, in questo formicaio di cazzate che ho appena scritto. No, davvero, è facile perdere tutto nella gara a chi è disposto a dare di più. E anche qui c'è un risvolto macabro, e cioè il "cosa succede quando finalmente raggiungi la meta?" 

Nella stesura originale del post c'era qui una lunga digressione su una delle miei immagini poetiche preferite: l'Ulisse di Dante. Sapete quello di fatti non foste a viver come bruti ma a seguir virtute e canoscenza... Quello che dopo aver combattuto un decennio a Troia, girato i sette mari per altrettanto tempo, sconfiggendo ciclopi, mostri marini, sirene e trombato Nausicaa, Calipso e Circe, finalmente torna da quella poverina di Penelope. Qui stermina tutti gli spasimanti della moglie - che ci provavano da almeno dieci anni, e che quindi qualche diritto di stare a Itaca secondo me ce l'avevano - e si stabilisce come re. Finché poi non finisce coll'annoiarsi della dolcezza del figlio, della pietà del padre e dell'amore della consorte e riparte per scoprire dove finiva il mondo, col finale che tutti conosciamo. Arrivato a scriverlo a casa, però mi sembrava più efficace questo video qui.


Ed è proprio così che va. Non c'è cosa abbastanza bella da non potersene annoiare. Vittoria compresa.
Essere felici è assai più facile che il rimanerlo. Per metterla sul filosofico, l'uomo più felice della terra è quello che non ha niente, che ha tutto da guadagnare e che non vedrà mai sciogliersi tra le dita le sue grandi conquiste in una pozza di banale quotidianità. Per metterla sul terra terra, lavorare, possibilmente divertendosi e smettere di dare biblica importanza a lauree, matrimoni, figli e mondiali di calcio. Qualcosa di buono ne viene fuori di sicuro.

E adesso sorgono spontanee le ultime domande. Qualcuno vorrebbe passare il tempo con me? Do io qualcosa agli altri per non essere noioso? È possibile che io sia sempre interessante per qualcuno? Direi che la risposta alle questione non può che essere cazzo, no. Il che va inteso in chiave del bisogno continuo di cambiare, che non coincide per forza di cose col migliorare. Dallo stesso bisogno di non annoiarsi, deve nascere il desiderio di non essere noiosi, e specie ai nostri stessi occhi. Inutile dire che se lo scrivo qui è perché evidentemente è così che mi sento. Ragion per cui nel prossimo post vi racconterò un po' delle stronzate collezionate in questi mesi; e che adesso, complice il momento di bonaccia di Firenze e dei suoi abitanti, si stanno via via rarefacendo.

Adesso vi saluto girandovi a voi la domanda. Com'è che pretendete di non annoiarvi se passate la metà del tempo a lamentarvi della vostra giornata o della città, della vostra donna o di tutte in generale, dello stato e della politica, dei locali e del tempo...e l'altra metà continuando a fare sempre le stesse cose?

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