7 gennaio 2014

Soundtrack

Se ne stava lì in cima al molo, tutta accigliata ad ascoltare il respiro del mare. D'un tratto si alzò in piedi, prese l'iphone, portò il braccio dietro la schiena e con un'ampia rotazione lo fece volare in mezzo alla schiuma delle onde. Quello rimase lì un paio di secondi, galleggiando sul pelo dell'acqua, e poi sparì nella nebbiolina biancastra.
Forse qualcuno, se vedesse un tale spettacolo in tv, conclusosi così, nel giro di due secondi e senza uno straccio di colonna sonora strappa-lacrime, rimarrebbe quantomeno perplesso - se non francamente deluso. Nella testa di Sabrina questo pensiero balenò per un momento mentre vedeva quel rettangolino di cristallo e plastica affondare nel mare plumbeo. Ma se aveste potuto osservare meglio la scena, allora avreste notato che il piede della ragazza batteva sulle pietre del molo seguendo un ritmo allegro e segreto.

Il primo walkman era arrivato in un Natale lontano, regalo di genitori o parenti comunque molto stretti, e da allora Sabrina era vissuta colle cuffie piantate nelle orecchie. Che lo facesse per isolarsi dal mondo o semplicemente per renderne più interessante il rumore, non c'è dato saperlo. Fatto sta che non fosse passato giorno o ora in cui la giovane non si fosse riempita il cervello di note di chitarra, piano e voci e tamburi. Le canzoni continuavano a echeggiare nel silenzio della sua mente anche quando le cuffie si ammutolivano. Che fosse seduta sul tram, piegata sui libri o stesse passeggiando per le vie del centro, la musica di Sabrina non si spegneva mai.

Molti si rifugiano nei sogni, altri si concentrano nei propri obbiettivi, altri ancora si chiudono nei ricordi e nei bei tempi andati...ma non lei. Sabrina si coccolava nelle discografie di artisti morti e nei b-side di impronunciabili band d'oltremanica. Adorava il synth-pop anni '80, vantava una conoscenza pressoché enciclopedica del rock anni '70, conosceva a memoria metà dei testi di Pink Floyd, Queen, Bowie, Smiths, Clash, Cure e quanti altri avessero dipinto la variopinta scena musicale britannica degli ultimi 40 anni. Aveva trascorso pomeriggi interi a cantare senza voce, suonando chitarre immaginarie fatte di aria e fantasia. Coll'avvento di internet aveva rubato al mondo migliaia di album e canzoni, scoprendo poi la vita - e la morte - di tutti i più grandi della storia. Spaziava da un genere all'altro come un bimbo in un negozio di giocattoli, stufandosi ora del baroque pop per darsi anima e corpo allo shoegaze e alla neo-psichedelia; saltava dai concept album di cantautori ventenni alle raccolte di musica da camera come si cambia canale della tv.

Tra un LP e l'altro, la vita di Sabrina era arrivata fino alla laurea. Viveva seguendo il proprio stomaco più che un criterio razionale: faceva quello che le piaceva, senza preoccuparsi di dove questo la conducesse - o almeno così aveva creduto di fare. Non era ambiziosa: lo studio, la laurea o il lavoro erano per lei solo meri strumenti per poter fare quello che gli andava. Faticava a capire gli altri che erano disposti a sacrificare i loro migliori anni per il raggiungimento di epiche mete senza fermarsi un momento a godersi il tempo che scorre.

Da come ve l'ho descritta, forse potreste pensare che Sabrina fosse una solitaria o quantomeno affetta da un velo di sociofobia...ma, a onor del vero, era sempre stata circondata da compagni sinceri e rumorosi. Aveva conosciuto l'amore in tenera età per poi stufarsene poco dopo, e da allora i ragazzi - più o meno cresciuti - non erano mai mancati. Poteva vantare la bellezza di 1338 amici su Facebook senza contare le mille altre connessioni tra skype, twitter, whatsup e i vari social. Insomma era ben inserita nella vita di oggi, coi suoi occhi grandi e castani, il sorriso smisurato e la linea morbida e leggera che certamente non disturbavano nei rapporti cogli altri.

Cosa faceva quel giorno di Gennaio in riva al mare? Bella domanda. La risposta arrivò pochi anni dopo per posta. Sulla busta uno strano francobollo viola con l'effigie di un leone e un numero, 18000, seguito da un simbolo irriproducibile - indubbiamente quello di una moneta straniera - e all'interno, una lettera scritta a mano.


<<[...]Non avevo mai visto il mare d'inverno prima di quel giorno. Il colore scuro, metallico, e l'odore, o meglio l'assenza dello stesso, mi colpirono più di tutte le cartoline di spiagge bianche o acque cristalline. E poi lo ascoltai, il brontolio delle acque. Certo, lo avevo già sentito migliaia di volte, ma non lo avevo mai ascoltato. Mi ha parlato, so che può sembrare stupido...Mi ha parlato colla voce di Lou Reed. Take a walk on the wild side. E io la mia passeggiata me la sono fatta...anche se è tutt'altro che finita.>>

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