21 ottobre 2013

Fine


Perso nella foresta di ombrelli gocciolanti, uno sguardo intimorito lampeggia da dietro un impermeabile nero. In mezzo al fumo della sigaretta, Firenze si stringe sotto i tendoni del bar della stazione. Avete mai notato lo sforzo comune con cui cerchiamo di non incontrare gli occhi altrui? La solitudine di queste mattine è disarmante, specie nella pioggia che affolla i bus.

Finalmente il mondo torna a rallentare; riprendo fiato proprio sul traguardo. Con tutta la benzina che ho ingerito in queste settimane credevo non sarei più riuscito a frenare...
Riaffiorano i rumori e con loro la melodia sommessa dei pensieri. Questa è una di quelle canzoni che aiuta gli ingranaggi del cervello a riprendere il loro moto.

Non sono mai andato così veloce. Rush finale - il nome del gruppo di medicina del sesto - ha assunto un significato del tutto originale. Da qualche parte qui dentro c'è stata un'esplosione di rabbia e fame, divenute nel tempo bisogno di vita e contatto fisico. Sono stremato. Queste non sono lacrime di coccodrillo. Mi sento come di ritorno da un viaggio di anni, conclusosi in appena due mesi: coperto di polvere e con tante foto sfocate in valigia. Adesso dormo cinque ore a notte di media, trascorrendo le altre cercando di scrollarmi di dosso i problemi di sempre, arricchiti da rimorsi e delusioni tutt'altro che digerite. Devo dire che in fondo desideravo questo momento. La fine.

Non credevo di essere orgoglioso o egoista, non in questa misura almeno.
Oggi si laureano due dei miei compagni più importanti, un temporale accompagna la loro incoronazione, e già mi manca la loro amicizia. Il mio quotidiano si sta sgretolando alla velocità di una sessione di laurea...

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