5 novembre 2010

Madre tv

Pensiero fatto la vigilia di Natale scorso. Non ricordo il motivo, nè se ce ne fosse effettivamente uno. Adesso ho solo scritto l'ultima parte e aggiunta la canzone giusta.

Quando bucheremo questo vuoto fatto di lettere e immagini? Quand'è che non potremo più vivere seduti? Quando le gambe tremeranno reclamando il loro miracolo?..Siamo i figli di elettrodomestici, invecchiati senza crescere. noi piangiamo senza sanguinare, noi siamo la malattia che ci uccide. le vostre mille catene d'oro non ci conterranno ancora a lungo. cavi che succhiano la saliva e gli istinti. cavi che sognano per noi e vivono le nostre ore. onore a voi che moriste coperti di ferite. a voi che fumaste la sigaretta d'un fiato. voi che mai un giorno vi dimenticaste animali. che mai un giorno barattaste il fuoco per una spina elettrica.
Non avvertite questa inutilità che ci accomuna?? Larve e bozzoli forse troppo vecchi per sviluparsi.
Ma oggi io lo sento. Sopravvivere. Vivere sopra questo niente che divide i pasti dal letto.
E' un bruciore che invade piano piano...disgusto. Vogliamo la verità, vogliamo il freddo sulla nostra pelle nuda. il sapore del sangue cerchiamo. Basta merda di plastica e benzina. Vogliamo la fame che stringe lo stomaco, la stanchezza che addenta i muscoli. Cacciatori e prede, reclamiamo il nostro posto nella catena alimentare.

Sapete, credo proprio che solo il più stupido degli animali si senta il figlio di Dio. Solo il più orbo si vede la corona attorno alle tempie. Non è dando forma al pensiero con colori e marmi, scavando la roccia e deviando i fiumi...non è trovando polli già morti al supermercato o mele già raccolte. Nè sudando sotto i pesi di macchine e correndo su tappeti. Ma cancellando ciò che non si stringe o profuma, ciò che non si addenta o splende davanti ai nostri occhi che possiamo guarire di questa nuova peste che riempe le città...Abbiamo sconfitto la fame, adesso muoriamo di noia. Abbiamo evitato le guerre, adesso combattiamo la depressione.

Nulla ci è chiesto e nulla facciamo.

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