L’aula stracolma del Cubo, rigurgitava studenti da tutte le
file, non un solo posto libero neppure tra le vecchie seggiole mezze rotte che
chiudevano le due colonne di banchi. Il Chiarissimo Professore ammaestrava la
folla in un’atmosfera di religioso rispetto per la cattedra e per l’inenarrabile
valore che sicuramente lo stesso doveva possedere per trovarsi proprio lì in
quel momento. Vertice di una meccanismo prestigioso cui solo i migliori
ingranaggi venivano ammessi a ruotare. Medicina, l’Università. Mi sentivo
imbarazzato per il mio ritardo, imbarazzato ed eccitato per quel momento di
radicale novità. Ricordo che finito il discorso, mi sentivo già tagliato fuori
dal gruppo, come se quei 10 minuti di
ritardo fossero già un gap incolmabile di saluti e conoscenze…Non mi persi
molto di animo, comunque.
In 5 anni non è rimasto pressoché niente di quel giorno
eppure così straordinario. L’intelligenza dei professori è stata per lo più
oscurata dalla loro indicibile bastardaggine agli esami o le loro bizzarrie,
mentre la macchina universitaria non smette tuttora di stupire per la sua
stupidità o ingiustizia. Le facce cambiano, ma non è l’età a trasformarle,
semmai le mode del momento o ancor più i giorni fatti di esagerazioni e
quotidianità. Ognuno ha trovato la sua bussola in quella selva di discorsi e
leggende, di esami falliti o di festeggiamenti
gioiosi. Le facce allora tanto nuove adesso hanno quasi tutte un nome, e
se ancora non ce l’hanno chiunque può suggerirtene uno – nonché raccontarti con
chi è uscita, o che reparto sta frequentando. I dubbi su quale libro sia
migliore per superare istologia, sono lentamente diventati quelli spinosi di a
chi chiedere una tesi. Abbiamo girato ogni singola aula di una struttura
vecchia oltre 70 anni, inciso i nostri nomi nel legno già graffiato di banchi
logori, sbatacchiati qua e là in auditorium pieni di busti di celebri nessuno
il cui nome abbiamo visto ogni tanto scritto accanto a quello di malattie o
pezzetti del nostro corpo.
Che rimarrà di noi? Che rimarrà del mio passaggio qui?
Ho una valanga di aneddoti che cresce mano a mano che gli
esami vengono spuntati. E come me, altri cento si portano a giro un patrimonio
di ricordi allegri assieme ad esperienze tremende. Alle matricole, tutte queste
informazioni potrebbero rendere le cose molto, molto più semplici.
Infine, ci sono le amicizie. Non so tradurre in parole quel
che si prova dopo aver condiviso ore di studio chiusi in biblioteche e notti in
strada a scoprire la vita notturna di Firenze e d’Europa…ma in fin dei conti è
grazie alle lezioni di anatomia o di qualsiasi altra materia, che ho conosciuto
le persone che hanno arricchito i miei ultimi anni. Non lo so spiegare, ma è
bellissimo; e in tutta sincerità avrei voluto avere molte più occasioni di
farlo.
È anche per questo che dobbiamo creare il WEI.