29 giugno 2011

Vago

Quando una cosa perde il suo nome, qualsiasi esso sia, solo allora smette di essere un pezzetto del tutto, una nota di blu su una tela troppo grande per scorgerne la cornice, una solida materia da stringere o con cui nutrirsi, e comincia ad essere il quadro. Non mi piaceva colorare dentro i bordi, neppure all'asilo. Limiti e parole sono solo necessarie a noi per impacchettare l'infinito dentro una stanzetta di osso grossa poco più di un melone. Una necessità, da cui non possiamo esimerci...Nondimeno se qualcosa sfugge al nostro nominarlo "questo" o "quello" o qualsiasi cosa un numero finito di lettere su un pezzo di carta possa esprimere, essendo un po' dell'uno e dell'altro ma al tempo stesso nessuno di essi, allora sì che abbiamo davanti agli occhi qualcosa di speciale (per quanto "speciale" non basti a definirlo). E se si nasconde dentro al cuore, allora non lasciare che un nome lo etichetti o lo fissi. Un'etichetta non aggiunge niente a ciò su cui è attaccata, semmai ne spezza tutti rami che sotto di essa non riescono a stare. Se tu lo chiami con un nome, non è più tuo di quanto già non lo fosse prima, nè lo rendi più nitido. La miopia è molto sottovalutata. E' tanto più bello il mondo avvolto da un alone di confusione. Impara ad amare il vago. I colori più belli sono quelli che non puoi chiamare semplicemente blu, o rosso, o giallo...mare, fuoco, sole, questi sono nomi con cui dovresti dipingere il tuo mondo. Vi chiedo molto, ma soprattutto l'impossibile. Eppure dovrà esserci qualcuno che viva così qua sotto il cielo...o che almeno ci provi.
Imparate ad usare le parole che più si avvicinano al concetto, senza stringerlo tra le sue lettere. Anche se non troverete mai un termine in cui quel qualcosa si esaurisca davvero...
Da cosa nasce tutto questo mistero? La risposta giusta è dalle Vaghe stelle dell'Orsa...La risposta vera è che nasce da un vento che scuote qua dentro e che non trova un nome nè un padrone che glielo voglia dare.

14 giugno 2011

Parole Mancanti

Ho aggiornato Scraps. Ci sono tutte le cose che avrei voluto dire nel Dicembre di due anni fa e non ebbi il coraggio di pubblicare. Il fatto che domani abbia l'esame di Oncologia dovrebbe farmi riflettere sul mio modo di passare i pomeriggi...ma non mi va. E' un momento di tranquillità.

13 giugno 2011

Black Cat

Ok ok...ammetto che lo dico più per farmi coraggio che altro. Però alla luce del mio recente incrocio di strade con un felino casalingo di colore scuro, devo dimostrare di poter vincere questa suggestione oppressiva di SFIGA. E' inutile la razionalità quando una cazzata del genere ti riduce in effetti in uno stato di prostrazione verso anche le più fievoli difficoltà. Della serie "mi ha punto una zanzara: maladetto gattaccio".
Superare una superstizione. E' davvero possibile?
(è pazzesco come uno possa trovare le palle di fare anche la più ingegnosa delle figure di merda davanti a praticamente chiunque...ma lo spaventi questo.)

10 giugno 2011

La Nave


Non riesco a vederla. La fine.
Non ne senti la mancanza finchè sei sul ponte a goderti il vento che accarezza le guance e porta l'odore del prossimo porto. Sapere che il viaggio prima o poi terminerà è consolante invece nelle notti sotto coperta, quando dall'oblò sul mare non si scorge che acqua e stelle, identiche, immobili. Scrivo a te, che viaggi sulla tua barca, forse un po' piccola perchè trovino posto turisti e clandestini, senza che questo renda la crociera meno sicura o piacevole. Qui nella pancia del grande transatlantico sembra che anche il tempo sia stato inghiottito da questa enorme mamma di metallo e di carbone. Ogni ora si confonde nel suo risuonare più volte persa nell'eco dei saloni deserti. Il capitano dice che presto torneremo ad imbarcare clienti e musicisti, i camerieri torneranno a versare coppe di allegria ai signori della prima classe e i bambini abiteranno ancora con i loro giochi le arterie di questa balena cigolante. Il capitano dice sempre queste cose. Mi piacerebbe sapere l'esatta misura della sua scienza, quanto essa si basi su esperienza reale o fantasiose speranze. Il corpo pieno di cicatrici e qualche tatuaggio sbiadito, un nome di donna forse o chissà. Se ne va tutto tronfio, portando la luce dei suoi gradi di ufficiale a noi piccoli abitanti della gola buia del leviatano. Non è cattivo in fondo, semmai è troppo piccolo per guidare tutti noi in questo mare senza fondo. Tutto arroccato nella cabina di comando studia carte e nuvole scegliendo ora questa o quella rotta. La verità è che è troppo basso per scorgere l'orizzonte e le isole là dietro; ha però un buon naso - o molta fortuna - vedila un po' come vuoi...fatto sta che tranne un paio di incagli, qualche piccolo scontro con altri bastimenti e varie confusioni sulla terra di approdo (già infelicemente battezzate come la terra dell'Amore o dell'Amicizia o - peggio - della Felicità) non ha mai danneggiato più di tanto il vascello.
L'alta stagione è alle porte ormai, eppure non sembra. E' tutto così fermo, non c'è nell'aria quel sapore di sale e limone che sempre s'insinua dal grande boccaporto di questi tempi. Mi chiedo perchè ancora sto su questa nave così grande per me solo. Di tutto il mondo non puoi che conoscere quelle duemila persone che passano di qui per scoprire questo oceano - così tranquillo ultimamente - ma quante davvero conoscono e apprezzano questo posto? Ok, c'è chi ormai ha il cruscotto pieno di adesivi delle crociere scorse, distinti solo dall'anno riportato a lato, e c'è chi non perde mai occasione di salire a bordo per farsi una risatina al piano bar. C'è chi è sceso e risalito centinaia di volte...ma nessuno si è mai addentrato davvero nelle viscere della nave. Se ne stanno tutti sul ponte buono, quello coi candelabbri di cristallo e l'orchestra, oppure al ristorante a ridere e mangiare...Li capisco. Neppure a me piace davvero avventurarmi in sala macchine e sporcarmi di fuliggine e sudore, a vedere quanto combustibile rimane e a controllare come la fornace brucia. Però non ne posso fare a meno, il fuoco per me ha sempre avuto un fascino perverso. Diverso, caldo, inafferrabile: ok, giocarci non è la cosa più intelligente da fare nè tantomeno la più sicura - e lo dice uno che se non si è bruciato anche i peli del naso poco ci manca - ma non se ne può fare a meno. Lo guardo e non capisco com'è che brilla e scoppietta e più mi perdo inseguendone i colori e l'ondeggiare, più mi avvicino alla sua pericolosa anima.
Mi sono perso - di nuovo - dicevo delle duemila persone: non sono altro che la fetta di mondo che riesco a toccare...ma evidentemente non così bene visto il fatto che non ne ricordo i nomi ma solo il modo con cui si accalcano sulla scaletta non appena la musica e lo champagne finiscono. Dovrei accompagnarli per mano a vedere tutti i corridoi e le cabine? Non ce la farei mai neppure se attraversassimo l'Atlantico tre volte. Forse dovrei chiedere di cambiare la politica di imbarco: meno turisti, e solo viaggiatori di professione. Devo convincere i capi che i soldi ricavati da così tanta gente per tre mesi l'anno non sono di più di quelli che potremmo avere selezionando meglio la nostra clientela, così da non avere mai queste basse stagioni così silenziose. Potrei così mostrare loro le sale più inusitate, quelle che stanno sotto al ponte della terza classe: la sala dei disegni, la cabina dei pensieri e quella della poesia. Potrei portarli anche a vedere la stanza dei vecchi marinai, quelli che come me hanno vissuto qua sopra prima di sparire chissà dove...Che bello sarebbe.

La fine. Non la vedo, e ora che ti ho scritto non ne sento più il bisogno.

3 giugno 2011

Giugno

E' un malessere sordo, una patina opaca che annebbia la gratificazione che viene dalle piccole cose. Forse figlio di un desiderio inesaudibile o nipote degli screzi ormai divenuti più numerosi delle carezze che ogni ora di questo periodo produce. Non se ne va. Non riesco a scacciarlo, non da solo almeno...nè con l'alcool. Il rusty nail disinibisce e amplifica voglie e aneliti celati, qui non c'è niente da liberare. Forse dovrei semplicemente voltargli le spalle e attendere che scivoli lungo la parete fino a sparire nella fossa dove stagnano ognuno dei momenti che furono. Sicuramente il mettersi ad un tavolino e lo scriverne non è molto indicato visto che dilata questo attimo al punto di guadagnarsi qualche pagina di calendario. La questione è che forse in fondo in fondo non mi va: so che l'inerzia è la madre di tutti i tarli del cervello...ma cazzo, non riesco a farne a meno.
E' curioso come anche le canzoni più allegre siano distorte da queste cuffie di noia e delusione. E' solo uno sbalzo di umore? Lo è davvero? Lo spero, anche al costo di dimostrare ancora una volta la mia scarsa fermezza ed affidabilità. La sensazione è che non riesca più a volere ciò che ho considerato desiderabile fino a poco fa. Sto subendo una nuova metamorfosi, senza entusiasmo stavolta. Il mio mondo fatto di feste, ubriachi e musica mi appare sostanzialmente privo di interesse: solo ieri sera mi sono ritrovato fermo a contemplare lo squallore di quello più volte ho definito il mio locale preferito negli ultimi anni. Le farfalle che tanto leggere muovono gli occhi miei col loro sfilare leggere tra la folla, sono così sbiadite da parere poco più che parti della'arredamento.
L'ho sempre detto io che un voto su un libretto azzurro non paga la tua felicità. E mi sono comportato di conseguenza...ma oltre che la soddisfazione di poter sfoggiare il massimo dei voti nonostante non aver rinunciato a quasi niente non rimane poi molto. Anedonia. Una parola che pochi potrebbero avvicinare alla mia vita, specie recentemente. Cionondimeno incombe su tutta la giornata ormai: prima s'è presa le mattine, poi le sere e infine...le notti.
Non si può festeggiare un esame se alla fine sei andato a 20 feste anche mentre lo preparavi. Come si può brindare ad un voto quando comunque no esci mai di casa senza un bicchiere in mano?
Mi manca la mia vita di 2 mesi fa. Non nel contingente: non è questa o quella persona, nè i primi soli e Careggi o la biblioteca e la mensa...mi manca la leggerezza con cui mi muovevo in mezzo a tutto ciò, scartando tra una figura e l'altra e senza mai rimanere  a bocca asciutta. Adesso non c'è la fame. Mi dispiace (a dire il vero poco poco) per chi mi porta a giro aspettandosi chissà quali stronzate uscire dalla mia bocca, ma sono un filino deludente da quel lato al momento.
Si è chiuso un capitolo a Maggio anche se si è trascinato fino a Giugno. Potrebbe avere titolo "esagerare". Il nuovo comincia con un malessere sordo, la paura di perdere qualcuno di necessario e un weekend al mare...Vedremo poi come si concluderà.
The Antlers - I Don't Want Love

1 giugno 2011

Melanconia

Non sono sicuro che serva a qualcosa.
Penso solo che sia l'unica cosa che mi viene di fare.
E questa è dormire. Non per sognare, nè per seppellire qualcosa sotto il guanciale.
Sono stanco. Non di te, nè di me, nè di voi o di loro. Solo stanco.
Ho vissuto troppi anni in un giorno solo. Ora voglio riposare guardandomi le foto.
Ho nei polmoni il fumo di troppe sigarette, le nuvole di troppi giorni di pioggia, nate dal vapore invisibile sotto il sole che si alza da stagni e fiumi, che siano i miei o i vostri, non so dirlo. La tristezza leggera riveste le pareti di questa casa assediata dai muratori.